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Per non dimenticare
Oggi, per chi abita sulla luna e non se ne fosse accorto, si celebra la “Giornata della Memoria”. Ci attendono i soliti discorsi intrisi di retorica, la rievocazione e le testimonianze dei sopravvissuti, film e documentari storici alla tv, convegni e dibattiti, temi e ricerche degli studenti sull’Olocausto e la persecuzione degli Ebrei. Dobbiamo ricordare. E dunque, ricordiamo.
Dopo l’esercizio della memoria, però, chiediamocene il senso. A che serve rievocare la storia, se non a trarne insegnamento per il presente? Sarebbe una futile e vuota attività condannare gli orrori ideologici del passato – come la malsana teoria delle razze – senza riconoscere che tali abomini intellettuali esercitano ancora i loro nefasti influssi in questo meraviglioso mondo sorto dalle macerie della II guerra mondiale.
Sarebbe esclusivamente un frivolo e inconsistente sfoggio di retorica, se in questo giorno ci si limitasse a mettere in guardia dal razzismo senza far notare l’esistenza di una comunità che basa la propria ragion d’essere proprio sulla sua presunta superiorità nei confronti dell’intero genere umano.
Ci renderemmo protagonisti di una vacua e sciocca litania, se ci fermassimo ad una generica condanna degli obbrobri passati girando la faccia di fronte a quelli attuali. Il senso più autentico del ricordo non è proprio quello di trarre un insegnamento dalle tragedie avvenute ieri affinché non si ripetano oggi?
Non è vero, come scriveva Cicerone, che historia est magistra vitae?
E allora in questo giorno, invece di accodarci alla pletora dei celebranti il pubblico rito obbligatorio di costrizione e pentimento, interroghiamoci piuttosto sul destino di una popolazione che nel nostro assordante silenzio sta subendo lo sterminio. Chiediamoci se per caso i motivi che stanno condannando all’estinzione un intero popolo non somiglino in maniera impressionante a quelli di allora. Questo giorno sia l’occasione per chiamare con il suo vero nome quanto – in questi anni, in questi giorni, in queste stesse ore – sta avvenendo nei territori occupati da Israele: uno sciente, ostinato, tragico genocidio.
Antonio Schiavone