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Clan Rea-Veneruso, cinque arresti

Sono accusati di estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
CASALNUOVO – Estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso: cinque arresti nel clan Rea-Veneruso. E’ quanto risulta dopo l’operazione messa a segno all’alba di ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, diretti dal maggiore Antonio Bagarolo, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli Lidia D’Ancona su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. In carcere finiscono Giuseppe Piscopo, sorvegliato speciale di 61 anni, alias peppe o’nfermiere, Antonio Parolisi, di 54 anni, detto manomozza, Ciro Paduano, detto o’ ciccio, di 30 anni e Antonio Scarpato, di 39 anni. E’ già detenuto in Toscana, invece, Antonio Barone, detto o’ lettrauto, di 47 anni. Sono tutti di Casalnuovo.
Le indagini – coordinate dalla Dda, procuratore aggiunto Luigi Frunzio e sostituto procuratore Ivana Fulco – sono state portate avanti dagli stessi militari dell’Arma del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna con il fondamentale supporto dei colleghi della Tenenza casalnuovese, agli ordini del comandante Fernando De Solda. Due gli episodi contestati per i quali è stata applicata la custodia cautelare in carcere: l’estorsione consumata ad un autotrasportatore, in cui sarebbero coinvolti Barone e Parolisi e la tentata estorsione ad uno spacciatore, dove sarebbero implicati tutti e cinque gli indagati eccetto Parolisi. Nel primo caso era stata la stessa vittima (supportato dalla figlia) a denunciare la coppia essendo stata costretta, secondo l’accusa, a consegnare un assegno in bianco, solo firmato, dove poi o’lettrauto avrebbe inserito data e soprattutto la cifra, 2500 euro, invitandola successivamente a coprire in banca l’importo. “Vuoi stare quieto come stai adesso – le presunte parole proferite nei confronti dell’uomo – allora fammi questo assegno che così eviti problemi e fai stare tranquilla pure la tua famiglia. Poi lo sai noi siamo tutti compagni tu vuoi essere compagno a me ?”. “Digli a tuo padre che per quella cosa è tutto apposto e che non deve parlare” – la frase rivolta poi alla ragazza una volta incassato il titolo di credito. In realtà è emerso che Barone avrebbe anche restituito parte di quella cifra, mille euro in banconote da 50 euro.
Per quel che concerne la tentata estorsione, invece, il gruppo avrebbe preteso la tangente per l’attività di spaccio svolta da un 47enne del posto al Parco Macello a Licignano, frazione di Casalnuovo. I fatti hanno inizio a luglio 2017 con una prima richiesta di soldi e proseguono con una richiesta di appuntamento a novembre, al quale però il pusher non si presenta. Un esponente della banda, tuttavia, lo avrebbe poi incrociato per strada: “Ma che cosa hai fatto, dobbiamo ancora aspettare i compagni stanno incazzati…ha detto il Barone gli devi dare 5mila euro per questa mancanza e che altrimenti devi andare via da Casalnuovo se vuoi stare tranquillo..quindi vieni al centro Gecos”. Qualche giorno dopo lo spacciatore sarebbe anche stato inseguito e costretto a ripararsi nella caserma dei carabinieri mentre a gennaio dell’anno scorso in due gli avrebbero tagliato la strada mentre un altro lo tamponava da dietro.