L’eresia economica di Silvius Gesell

Pubblicato da il 2 novembre 2011
Silvius Gesell
ECONOMIA – Un antidoto alla deflazione

L’idea della moneta deperibile alla base del piccolo miracolo economico di Wörgl, dove in piena depressione il borgomastro del posto era riuscito a rilanciare l’economia della piccola cittadina tirolese riuscendo in pochi mesi ad aumentare l’occupazione e le entrate del Comune, è dovuta al genio di Silvius Gesell. Tedesco di nascita, non era un accademico di professione ma un uomo pratico: a causa di una grave malattia che colpì il padre, non poté frequentare l’università e fu costretto a cercarsi un lavoro.
Per qualche tempo lavorò come impiegato postale dell’Impero Germanico. Ma ben presto abbandonò tale tranquilla occupazione per dedicarsi al commercio presso la ditta del fratello, venditore di prodotti odontoiatrici a Berlino. Nel 1887 aprì una succursale dell’impresa in Argentina.
E fu proprio nel paese sudamericano, dove sperimentò gli effetti della grande depressione argentina che investì – come tutte le altre – la sua attività, che ebbe modo di riflettere su alcuni problemi strutturali legati al sistema economico.

La crisi del 1890, che alcuni autori hanno soprannominato Crisi Baring, dal nome della banca che rischiò l’insolvenza minacciando di trascinare con sé tutta la City di Londra, presenta varie analogie con la crisi globale manifestatasi nel 2002. Anche in quel frangente la causa scatenante fu – guarda caso – l’indebitamento dovuto all’enorme credito che le imprese inglesi, attratte dalle politiche governative favorevoli agli investimenti, incanalarono verso la Repubblica Argentina garantendosi lauti guadagni; quando il tasso di interesse aumentò, la situazione divenne insostenibile per le imprese argentine che non riuscirono a far fronte ai debiti ed ai relativi interessi. La banca di Inghilterra corse ai ripari ed organizzò un pacchetto di emergenza per salvare la Baring Brothers (ci ricorda qualcosa?) ma la fuga dei capitali causò il collasso dell’economia argentina, la sospensione dei pagamenti del debito estero ed una profonda e crudele deflazione.

Fenomeno contrario dell’inflazione, che provoca l’aumento dei prezzi (e, più tardi, dei salari), il regime deflattivo causa il crollo degli stessi, spingendo il consumatore a ritardare i propri acquisti in previsione di ulteriori ribassi. La conseguenza è l’accumulo dell’invenduto: le imprese produttrici, per non fallire, abbassano i prezzi con l’obiettivo di sbarazzarsi delle merci che giacciono nei magazzini, confermando così la previsione dell’acquirente ed aggravando il ribasso. Il ciclo si chiude quando le aziende non riescono più a far fronte ai propri debiti e si dichiarano insolventi. Abbassano la saracinesca e aumentano i disoccupati. Il potere di acquisto cala ancor di più, sempre più merci periscono nei depositi. Alla fine l’intera economia languisce, come si suol dire il soldo non gira più.

È bene chiarire un aspetto: nell’attuale regime economico non esiste soluzione al problema, la deflazione – come scrive Blondet – è “la malattia mortale del capitalismo”. Fare fronte all’inflazione (fino a un certo punto) è possibile: basta aumentare il costo del denaro, ossia aumentare i tassi d’interesse. Ma non c’è modo di combattere la deflazione; bisognerebbe introdurre tassi d’interesse negativi, ossia convincere gli investitori a prestare senza ottenere nulla in cambio, anzi con la garanzia di non vedersi restituita neppure l’intera somma iniziale. Pagare cioè il creditore affinché accetti il proprio denaro. Impossibile.

Il risultato è che le banconote finiscono sotto il materasso.

La moneta deperibile (o di ghiaccio) di Silvius Gesell. La moneta deperibile (o di ghiaccio)

Il contributo più originale di Gesell verte proprio su questo aspetto. L’economista sui generis capovolse la questione. Anziché premiare il capitale, riconoscendo un corrispettivo al prestatore, ideò un sistema che ne penalizzasse l’accumulo. Escogitò la cosiddetta moneta deperibile.

L’osservazione che mosse Gesel è che mentre tutti gli altri beni invecchiano, si consumano, perdono di valore, la moneta è l’unico bene che si conserva inalterato, e la cui detenzione non comporta costi. L’utopista tedesco propose dunque l’applicazione di una tassa sulla detenzione del capitale, che ne scoraggiasse il fermo inoperoso. Una lieve penalizzazione, sotto forma di bollo da apporre alla moneta a scadenze di tempo programmate (ogni mese).

È il sistema – come ricordavamo in apertura – che permise al borgomastro di Wörgl, Michael Unterguggenberger, di risollevare (seppure per il breve tempo concessogli dalla Banca Nazionale d’Austria, che si affrettò a porre fine all’esperimento) le sorti della sua cittadina, dando addirittura il via ad un piano di opere pubbliche durante la Grande Depressione del 1932.

Ed è un sistema, si noti bene, profondamente eversivo del sistema bancario e della frode finanziaria fondamentale, perché implicitamente afferma un principio filosofico rivoluzionario, bene individuato e spiegato da Blondet nel suo libro “Schiavi delle Banche”: il denaro non è un bene privato. Non appartiene alle banche. È uno strumento della collettività. Non appartiene a uno solo, ma a tutti. E tutti hanno il diritto di decidere le regole di emissione, diffusione e distruzione degli strumenti che servono alla gestione del bene collettivo.

Un’altra economia è possibile. Un’economia del popolo e per il popolo. Se il compito non è facile, non è perché inattuabile: è perché poteri assai potenti hanno il loro tornaconto nel sistema vigente, e ne perpetuano l’esistenza.

Antonio Schiavone
02 novembre 2011

Note e approfondimenti:
Per comprendere meglio il funzionamento della moneta deperibile, è istruttivo leggerne della sua applicazione pratica operata dal borgomastro Unterguggenberger, che conosceva le teorie di Gesell.

A quanti volessero approfondire l’argomento della grande truffa dei creatori del denaro, consiglio il politicamente scorretto “Schiavi delle banche”, dello scomodo giornalista Maurizio Blondet.

Centro Servizi Acerra