‘La guerra è finita’ ?

By on 20 giugno 2023

Poco più di mezzo secolo fa, un signore con gli occhialini tondi e i capelli lunghi e una signora orientale vestita di bianco si presentarono in una tipografia di New York con un messaggio di auguri di Natale, poche lettere in maiuscolo chiaro e tondo e un piccolo sottotitolo per augurare la pace.

LA GUERRA È FINITA. se tu lo vuoi.

Era il 1969 e la guerra in questione era quella del Vietnam ma quel messaggio, così stringato e potente potremmo immaginarlo vergato in calce ad ogni idea, pensiero, concetto di guerra, da quella che attiva le produzioni di munizioni a quella, più intima, che si consuma fra le scrivanie di un ufficio qualsiasi in centro o in periferia, che deflagra durante un’amabile riunione di condominio a casa della signora del secondo piano o ancora, che prorompe inattesa fra le dorate mura domestiche una domenica che non ci sta il pallone che ipnotizza dalla tv.

Nel 1969 – io non c’ero ma sono abbastanza certa che le cose stavano pressappoco così – per provare ad interrompere una guerra si faceva appello a chi quel conflitto l’aveva voluto, si provava a far leva sul senso di responsabilità di chi aveva aggredito. ‘Basta che tu lo voglia’ dicevano John Lennon e Yoko Ono e quelle parole erano un cazzotto sul setto nasale dell’oppressore, dell’usurpatore, dell’invasore, del capo coglione, del vicino impiccione, del marito beone e davano al contempo un certo senso di pugnace liberazione a chi quelle violenze era costretto a subirle.

Era chiaro a tutti che potessero essere solo questi spregevoli attori della guerra a compiere un atto eroico, una prova di volontà e tornare sui propri passi per riconsegnare la pace agli uomini.

Era semplice, tre parole che orientavano precisamente il punto di osservazione e il nocciolo di responsabilità: se lo vuoi.

Domenica mattina un’altra sberla in pieno volto, e questa volta ha fatto male sul serio, in prima pagina de La lettura del Corriere un nuovo augurio di pace, di forma assai simile a quello di John e Yoko ma totalmente ribaltato nel punto di vista e nel senso. La GUERRA È FINITA, ecco ci risiamo, e ancora una volta a piè di pagina tre parole utili a chiarire il concetto, orientare chi legge, tre parole che stavolta stabiliscono tuttavia inedite responsabilità e viene chiamato in causa l’usurpato, l’offeso, l’oppresso: se ti arrendi.

 

Ecco amico, sei stato invaso perché non hai ceduto subito, quando ti è stata data la possibilità, e dunque ti invito a metterti una mano sulla coscienza, questa guerra l’hai avallata tu, ma hai ancora una occasione per chiuderla qui ed evitare altro inutile spargimento di sangue, arrenditi adesso oppure muori e non ti lamentare perché è solo tua la colpa.

La guerra di cui parla l’autore dell’opera di cui sto scrivendo è certamente quella che sta dilaniando l’Ucraina ma possiamo immaginare un analogo criterio di valutazione per scontri di qualsivoglia genere e forse per i rapporti sociali tout court nell’anno del Signore 2023.

Questo sì che è un anno che conosciamo tutti e ben intendiamo anche questa disposizione d’animo, l’abbiamo fatta nostra ogni volta che abbiamo ritenuto giusto farci schiacciare da un superiore incapace per tenerci un lavoro, ogni volta che siamo dovuti scendere a compromessi per ottenere un nostro diritto, ogni volta che abbiamo fatto buon viso a cattivo gioco, ogni volta che ci siamo riconosciuti nell’elemento debole e abbiamo deciso che fosse giusto soccombere senza nemmeno lottare, ogni volta che ci siamo sentiti in colpa per non avere ottenuto nella nostra vita ricchezza e potere.

Per questo il pugno in faccia oggi ce lo becchiamo tutti quanti.

In questi ultimi (poco più di) 50 anni l’oppressore è stato liberato, riabilitato, fino ad essere ammirato, il nostro senso critico ridotto, mortificato, affranto, lasciandoci uno striminzito ambito decisionale nel quale la soluzione a tutti i guasti della guerra (e della vita probabilmente) sta lì a guardarti a caratteri cubitali.

Che vuoi fare? Vuoi morire subito sotto una bomba o continuare a morire arrendendoti ogni giorno, piano piano?

A te la scelta.

Non poteva essere più chiaro di così, più feroce di così il messaggio di ieri di Roberto Cuoghi, artista gigantesco.

elem

Centro Servizi Acerra