Droga, alleanze ed estorsioni: il pentito Giancarlo Avventurato svela i segreti della mala di Acerra

By on 21 gennaio 2023

Le sue dichiarazioni contenute nel decreto di fermo, convalidato dal gip, nei confronti di Salvatore Andretta e di suo figlio.

ACERRA – Droga, alleanze ed estorsioni: il pentito Giancarlo Avventurato svela i segreti del ‘sistema’ camorristico acerrano. E’ uno dei retroscena emersi nell’inchiesta che ha portato all’arresto del boss Salvatore Andretta e di suo figlio Andrea, accusati a vario titolo di tentato omicidio armi ed il solo padre di tre episodi estorsivi, di cui due tentati e uno consumato. Il neo collaboratore di giustizia, esponente dell’altro gruppo egemone su Acerra una volta guidato dal fratello Giuseppe Avventurato, ucciso in un agguato a dicembre del 2019 e successivamente dall’altro fratello Bruno, svela diversi dettagli sulla gestione degli affari illeciti ad Acerra ed il ruolo sia dei suoi familiari che di Salvatore Andretta.

“Le piazze di spaccio non pagano propriamente la tangente al sistema – spiega Giancarlo Avventurato nell’interrogatorio di dicembre – ma sono obbligati a prendere una quota di droga dal clan dominante nel paese. Fino a poco prima del mio arresto il controllo era passato nelle mani del gruppo di ‘Tore’ Andretta che mi faceva capire che il controllo del mercato della droga per lui era un affare secondario perché faceva intendere di avere interessi ben più importanti”. Business che per il neopentito sarebbero incentrati nel settore dei carburanti e del gas. Nell’effettuare il riconoscimento fotografico, inoltre, il collaboratore sostiene che “Salvatore Andretta è attualmente il capo indiscusso di Acerra a seguito degli arresti miei e di mio fratello Bruno. Nel periodo antecedente il nostro gruppo era ‘una cosa’ con il gruppo Andretta, nel senso che facevamo tutto insieme, dividevamo i proventi delle estorsioni e le decisioni più importanti venivano prese da Salvatore Andretta e da Bruno Avventurato”.

Nel verbale riferisce anche dei legami con i clan dei paesi limitrofi, a partire da un ex cutoliano a Caivano ed al clan D’Alessandro a Castellammare. “So che ha anche rapporti con gente di Marcianise e con esponenti della criminalità organizzata di Mondragone”. Nel suo racconto Giancarlo parla pure dei luoghi prescelti dai capi per gli incontri e per custodire le armi: “Quando c’era da prendere le decisioni più importanti si vedevano esclusivamente Bruno e Salvatore che si incontravano in una casa disabitata a via Volturno, dietro alla località detta Tappia. La maggior parte degli incontri, poi, si svolgevano nella tavernetta al piano di sotto della casa Andretta. So che le armi, invece, vengono custodite nel rione Gescal”. Dalle pagine dell’indagine, infine, viene fuori anche il quadro dell’attività estorsiva: le aziende di Acerra, in generale, sarebbero state costrette a versare 5mila euro a rata tre volte all’anno.

Nel corso dell’udienza di convalida del fermo il gip del tribunale di Nola Fortuna Basile ha convalidato il provvedimento rinviando gli atti al gip di Napoli per competenza territoriale ed ha emesso, al contempo, ordinanza di custodia cautelare in carcere. Padre e figlio, difesi dagli avvocati Domenico Paolella e Domenico Buonincontro, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere hanno dichiarato la propria estraneità ai fatti contestati. Restano in cella a Secondigliano. La coppia era stata arrestata all’alba di mercoledì nel corso di un’operazione giunta a conclusione di una brillante indagine condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, diretti dal maggiore Andrea Coratza.

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