Europa League, Jackson Martinez non perdona: Porto-Napoli 1-0

By on 13 marzo 2014

A lungo cercato in estate e ora giustiziere di quella che poteva essere la sua squadra: il Porto fa sua l’andata degli ottavi di finale di Europa League contro il Napoli proprio grazie a Jackson Martinez. Dopo un primo tempo con Reina grande protagonista (per il Porto anche una rete annullata), la ripresa si apre con gli azzurri pericolosissimi con Higuain e Callejon: nel momento migliore del Napoli arriva però il colpo vincente di Martinez.

Questione di atteggiamento prima, di sfortuna poi. L’1-0 con cui il Napoli torna dal Do Dragao sta tutto qui, in un primo tempo rinunciatario e in una ripresa dove il Porto prima soffre, poi va avanti e infine subisce il ritorno, non accompagnato dalla buona sorte, degli azzurri. Certo, sul conto dell’incontro pesa tutta una prima parte in cui la squadra di Benitez ha pagato una sudditanza psicologica eccessiva e immotivata. Perché quando per la prima volta Reveillere mette al centro dell’area un pallone che Higuain non raggiunge per una questione di centimetri sul cronometro sta scorrendo già il minuto ventisei. E’ trascorso cioé quasi un terzo di partita, passato dal Napoli sotto assedio: con Reina protagonista, l’arbitro ceco Kralovec a dare una mano e il Porto intento a correre, pressare e attaccare. Giocando su ritmi altissimi. Gli azzurri impegnati invece esclusivamente a difendersi e sperare nel contropiede. E d’altra parte, con Henrique e Behrami a centrocampo, il canovaccio altro non può essere che questo: una partita di interdizione e rottura, affidandosi e aggrappandosi alla rapidità dei tre alle spalle di Higuain, vale a dire Callejon, Hamsik e Insigne. Ma se lo slovacco non ingrana, se Insigne non riceve palloni e Callejon è costretto più a coprire che offendere, va da sé che il baricentro finisca con lo spostarsi dalle parti di Albiol e Britos. Che non si disimpegnano neppure male ma che al primo errore costringono Reina alla super parata. Istinto e reattività, prontezza e agilità: c’è tutto questo nell’intervento del portiere spagnolo che al 12esimo nega il gol a Jackson Martinez. Una pressione costante che non si concretizza, anche se Varela e Quaresma tengono gli esterni azzurri sempre più bassi e anche se Carlos Eduardo, Fernando e Defour costringono la mediana napoletana all’affanno. Difficoltà che si accentuano col passare dei minuti sino a quando al ventesimo Reina deve nuovamente immolarsi su Defour e trenta secondi più tardi capitola sul colpo di testa di Carlos Eduardo. A salvare il Napoli ci pensa l’arbitro ceco che annulla per un fuorigioco che non c’è. Un atteggiamento timoroso, di soggezione vera e propria, che il tentativo Reveillere-Higuain ha se non altro la forza di affievolire se non cancellare: perché da lì in poi, senza che gli azzurri costruiscano palle-gol clamorose (ci starebbe però un cartellino rosso per Defour che atterra Callejon lanciato a rete e fermato invece per un tocco di mano inesistente) l’inerzia dell’incontro cambia, il ritmo dei portoghesi si abbassa, i pericoli svaniscono, la partita si equilibra.

Equilibrio che se è vero che tiene a inizio ripresa grazie ad un altro strepitoso intervento di Reina su una botta di Fernando è poi solo la cattiva sorte a far sì che non si rompa a favore del Napoli. Perché nell’arco di centottanta secondi sono gli uomini di Benitez a creare tre grandissime palle gol con Higuain, Albiol e Callejon: tre occasioni nitide e tre parate di Helton, in un mix di bravura e fortuna che vanifica gli sforzi azzurri. E allora, paradosso del calcio, si materializza invece l’incubo più temuto, il colpo letale dell’uomo cercato per tutta l’estate scorsa, Jackson Martinez. Micidiale il colombiano al 12esimo: palla sporca in area, sinistro al volo e palla in gol, con una piccola deviazione di Albiol e nonostante il tentativo disperato di Hamsik di respingere. Da qui in poi trenta minuti di sostanziale parità, come gioco e come occasioni, con Quintero (ex Pescara) vicino al raddoppio colpendo il palo su rimpallo e Zapata (subentrato a Higuain) a un passo dal pareggio prima con un tocco ribattuto sulla linea di porta da Maicon e poi con una scivolata maldestra da posizione favorevole. Nulla da fare, invece: appuntamento allora tra una settimana, dunque. Al San Paolo. Con un altro atteggiamento e, magari, confidando in un pizzico di buona sorte in più.

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