Il Santo patrono: San Cuono e Figlio

By on 24 dicembre 2013

La figura del nostro Santo Patrono è avvolta da un velo di mistero che porta a riflettere su come un uomo, di un paese lontano e cosi diverso da noi sia diventato nostro protettore.

Chi era dunque Conone D’Iconio?Oggi ci soffermiamo a venerare la sua statua, quella stessa che lo vede ritratto con accanto un delicato pargolo, spesso ignorando la storia dei due martiri. La figura di San Conone, nome che è stato trasformato nel corso del tempo in Cuono, si colloca in un contesto storico particolare, ossia le persecuzioni dei cristiani ad opera degli Imperatori pagani. Infatti la nuova religione, portatrice di moralità e buoni costumi, metteva in pericolo il paganesimo. Per tanto i Cristiani subirono martiri e violenze. Conone viveva ad Iconio, una città dell’Asia Minore, tra il 270 e il 275 da qui il colore scuro della sua pelle. Egli era un uomo umile, modesto e dall’animo puro ma più di tutto aveva una forte fede cristiana. Era sposato con un figlio e dedicava tutta la sua vita alla preghiera ed a Dio. Conone tra le sue spiccate doti possedeva grande generosità, era caritatevole e sempre empatico con i fratelli cristiani in carcere a causa delle persecuzioni.

Tutte queste qualità facevano di lui un uomo semplice che non amava il lusso nè i piaceri, seguiva il digiuno ed inoltre in nessuna occasione nascondeva la sua fede, cercando in ogni modo di convertire i pagani al Cristianesimo. Conone ha vissuto, in quanto uomo, una vita difficile e segnata da molti eventi tristi. In un primo periodo, dopo il matrimonio, ha sofferto perchè il forte desiderio di avere un figlio fu concretizzato solo dopo anni di preghiere. Quando la vita gli sembrò sorridere dovette affrontare il lutto della moglie in seguito al quale fece voto di castità. L’uomo si ritrovò quindi in età avanzata, solo, con un figlio di circa dodici anni. Un figlio a lungo desiderato di cui si conosce poco, nessun nome negli atti ufficiali ma l’adozione di un diminutivo del nome del padre: Conello. Di lui si sa che era un giovane educato e fedele alla religione, tanto da diventare presto Diacono. Con molta probabilità Conone aveva un lavoro riconducibile ad un attuale ingegnere idrico, la leggenda infatti vuole che egli riuscì a deviare un corso d’acqua nei pressi di Iconio salvando il raccolto. Oltre ad essere uomo esemplare Conone è un martire, ossia colui che ha dedicato a sua vita in difesa del Cristianesimo ed anche se ha sofferto atroci martiri non ha mai tradito Dio. Sul suo corpo non solo di Conone ma anche di Conello, vennero applicate lamine di ferro incandescenti, probabilmente su una graticola rovente e, secondo il Caporale, il tutto mentre veniva fatto scorrere sul loro ventre del piombo fuso. Il secondo martirio al quale furono sottoposti fu un bagno in una caldaia di rame nella quale erano stati fusi metalli come resine, zolfo e piombo.Vennero successivamente asfissiati con del fumo dopo essere stati appesi a testa in giù e da tutti i martiti uscirono illesi. Solo l’amputazione delle mani provocò la morte.

A portare il culto di San Conone e Figlio ad Acerra furono una serie di eventi storici che permisero agli Acerrani di eleggere come protettore un uomo venuto da lontano, il quale dimostrò attraverso prodigi il suo essere benevolo nei confronti di Acerra. Il 26 Aprile del 1872 durante un eruzione del Vesuvio per intercessione del Santo portato in processione per la città, una nube di polveri dense si allontanò, guidata da un improvviso vento, evitando danni. L’attribuzione del gesto al Santo fu immediata, cosi come gli fu conferita la capacità di preservare i campi coltivati dalle piogge. Nel 1806, invece, un generale francese incontrò un uomo con il bambino nell’attuale Gaudello che intimava di comportarsi in modo corretto con gli Acerrani. L’uomo si accorse durante una visita nella chiesa dei protettori, che si trattava di San Conone e figlio. Il giorno scelto per ricordare i due martiri è il 29 maggio.

Curiosità: il nome della città di San Conone Kunia ( Iconio) deriva un icona d’oro comparsa sulla città dopo un diluvio, simbolo di salvezza e protezione

Curiosità: il suono della campana della chiesa di San Cuono, fusa nel 1818, veniva usato come strumento per allontanare i temporali estivi che potevano danneggiare i campi coltivati.

Lina D’Angelo

Centro Servizi Acerra