Omicidi del 2002, chiesta la conferma delle condanne in primo grado

By on 22 luglio 2016
Gaetano De Rosa

In Appello il Procuratore Generale invoca uno sconto solo per Umberto Gallo, che in udienza ha ammesso le sue responsabilità in merito all’omicidio De Luca.

ACERRA – Oltre un secolo di carcere per quattro omicidi di camorra compiuti tra aprile ed ottobre del 2002. E’ quanto ha chiesto ieri pomeriggio il Procuratore Generale della Corte di Appello di Napoli nei confronti di cinque imputati all’epoca dei fatti organici ai clan Crimaldi, Tortora, Di Fiore, Egizio e Veneruso. Chiesta la conferma delle condanne inflitte in primo grado (30 anni a testa) per Pasquale Tortora, 35enne di Acerra, detto ‘o stagnaro e Gaetano De Rosa, alias o’ maravizz (nella foto), 44enne di Acerra.

Per Umberto Gallo, invece, 52enne di Casalnuovo, detto o’ presidente, è stato chiesto uno sconto rispetto ai 30 anni rimediati dopo l’abbreviato: invocati per lui 20 anni di reclusione. Questo perché nel corso dell’udienza l’imputato ha reso dichiarazioni spontanee durante l’udienza: l’uomo ha ammesso le sue responsabilità in merito all’omicidio di Domenico De Luca, detto Mimilluccio. Chiesta la conferma delle condanne del primo grado – sedici anni cadauno – per i collaboratori di giustizia Pasquale Di Fiore, 33enne di Acerra e Mariano Lanza, 44enne di Volla.

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Domenico Buonincontro e Domenico Paolella. Gli omicidi per i quali si è proceduto sono quelli di Carmine Esposito, o’ battlamier, uomo di riferimento del clan De Sena, avvenuto in via Volturno ad Acerra il 24 aprile. Mimilluccio, invece, fu oggetto prima di un tentativo di strangolamento, poi ferito a morte da diversi colpi di pistola e poi portato nelle campagne al confine con Afragola dove il suo corpo fu adagiato su un cumulo di stracci e bruciato. Gennaro Panico, detto o’mpizzat, fu ucciso a piazza San Pietro ad Acerra il 17 agosto come risposta all’omicidio De Luca. Giuseppe D’Alessandro, detto Peppe o’ feroce, fu ammazzato a Casalnuovo il 9 ottobre: il cadavere venne chiuso nel bagagliaio di una macchina successivamente data alle fiamme in un terreno a Sant’Anastasia.

Il quintetto aveva scelto il processo con il rito abbreviato: erano stati destinatari di altrettante misure cautelari a seguito di un’ordinanza nella quale erano stati coinvolte altre cinque persone, che invece avevano optato per il dibattimento. Lo scorso maggio erano arrivate le sentenze di ergastolo per Domenico Tortora, di Acerra, Umberto Egizio, di Casalnuovo, Salvatore Alfuso, di Casalnuovo, e Antonio De Luca, di Casalnuovo. Il collaboratore di giustizia Roberto Vicale, di Afragola, aveva preso 14 anni. (REDAZIONE CRONACA)

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