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Piazze di spaccio tra Acerra e Pomigliano, i pentiti: “Ecco chi le gestiva”
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nell’inchiesta che ha fatto luce sul giro di droga nel 2015.
ACERRA – Un fondamentale supporto alle indagini dell’Arma, basate soprattutto sulle intercettazioni telefoniche, è arrivato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Per il gruppo pomiglianese a parlare è Mimmo Capocelli che attribuisce a Salvatore Ferretti, “la gestione in Pomigliano d’Arco di una sua piazza di cocaina e crack. “A Pomigliano molti hanno paura di Salvatore Ferretti, perché era pericoloso, in quanto con la testa calda. Girava con il kalashnikov e col giubbino antiproiettile e aveva discussioni e liti con tutti”. La conoscenza da parte del collaboratore di Ferretti è diretta in quanto acquistava dal gruppo di Capocelli cocaina al prezzo imposto di 55 curo al grammo che poi rivendeva a 100.
Sul fronte acerrano, invece, sono Impero De Falco, Vincenzo Topo e Gaetano Castaldo i pentiti che rivelano alcuni particolari sul conto di Ciro nas ‘e cane, che si sarebbe rifornito in diverse circostanze a Secondigliano, arrivando a vendere anche a San Felice a Cancello, dove in un caso vantava un credito di 3500 euro. Il figlio del boss defunto Ciro De Falco nel 2016 dichiarava che “conduce una piazza di spaccio di cocaina e crack (il Congo) a cui io rifornivo la droga. Si tratta di una piazza collegata con quella di piazza San Pietro”.
Topo, invece, nel 2019 si spingeva oltre: “E’ il genero di Gerardo Carofaro (deceduto ad agosto dell’anno scorso). Si occupava di confezionare la droga che noi vendevamo e di nasconderla. Non so dove al nascondesse, ma chi la teneva per nasconderla era l’unico a saperlo perchè responsabile di eventuali mancanze. Oltre a lavorare per il clan gestiva un’attività autonoma di spaccio, nel senso che acquistava da noi e vendeva alla propria clientela”.










