Il Comunale di Acerra come l’Azteca: Diego e la nascita del ‘mito’

By on 29 novembre 2020

Nella partita oramai diventata leggenda dell’85 Maradona fece le prove generali per la storica partita contro gli inglesi al Mondiale messicano dell’anno dopo.

ACERRA – La ‘mano de Dios’ al Comunale di Acerra. Detta così sembrerebbe un paragone irriverente e quasi blasfemo rispetto alla celeberrima furbesca giocata dell’Azteca al Mundial del 1986 contro l’Inghilterra. Invece Diego Maradona c’aveva provato già un anno prima, in un’altra partita, che dopo la scomparsa del ‘pibe de oro’ è diventata quasi leggendaria come quella di Città del Messico. Solo che nel fango dell’impianto del napoletano in cui si giocò un’amichevole per beneficenza, il direttore di gara, il signor Pasquale Castaldo (nella foto alla destra di Maradona), ebbe l’abilità di seguire l’azione da vicino.

Era il 18 marzo del 1985 e quella giornata resterà indelebile nella sua memoria: “Ci fu un cross e Maradona arrivò leggermente in ritardo: il pallone lo superò e lui con la mano all’altezza dell’anca lo spinse in porta”. Se tra i 120mila dell’Azteca nessuno si accorse della ‘mano di Dios’ eccetto lo sfortunato portiere inglese Peter Shilton che furibondo protestò con l’arbitro tunisino Ali Bin Nasser, ad Acerra gli unici occhi che videro il tocco irregolare furono proprio quelli del signor Castaldo, che di lì a qualche anno sarebbe diventato maresciallo dei vigili urbani. “Sì è vero. Nessuno tra pubblico (forse 10mila stipati in tribuna e bordo campo) e giocatori notò il gol di mano, né i due guardalinee della sezione di Frattamaggiore. Io fischiai e annullai la rete”. Il resto è simile ad una celebrazione religiosa, col tempo tra l’arbitro federale e Maradona che sembrò fermarsi: “Diego mi guardò, mi venne vicino e mi disse: hai visto giusto”. Il pollice all’insù per suffragare la decisone corretta, con un ulteriore attestato di stima a fine partita. “Bravo, hai arbitrato bene – il racconto emozionato della giacchetta nera – poi mi strinse la mano e prese la strada dello spogliatoio. Quello che mi colpì fu la sua straordinaria voglia di giocare a pallone. Sembrava stesse disputando una partita del Mondiale o di Coppa”.

Un incontro organizzato da Pietro Puzone, compagno di squadra di Diego e dall’allora presidente granata, il compianto Mario Esposito. A ranghi misti scesero in campo alcuni giocatori del Napoli 84-85 come lo stesso Puzone, Zazzaro, De Simone e Bruscolotti, insieme a quelli del Toro (il simbolo dell’Acerrana in onore del Grande Torino) quali Di Sena, Tortora, Russo e Di Pasquale, ottimi interpreti dell’allora Interregionale. In maglia azzurra sponsor Cirio c’erano pure Gennaro Montuori palummella e Pasquale D’Angelo, acerrano doc e purtroppo morto sugli spalti a Mosca nel 2015, due storici capiultrà della Curva B dello stadio che fino a mercoledì era conosciuto come il San Paolo, ma che d’ora in poi sarà per sempre chiamato il ‘Diego Armando Maradona’. Ad Acerra, invece, nel parco pubblico che ha preso il posto del vecchio campo sportivo, l’amministrazione comunale ha annunciato che verrà realizzata una statua per il ’diez’, magari proprio nel punto in cui Diego fece le prove generali per il Mondiale ‘86. Perché oltre alla ‘furbata’ Maradona tentò pure di segnare dribblando mezza squadra avversaria, con il celebre urlo del tifoso locale che gli gridava “Vattenne sul tu, sul tuuu…”, cosa che gli riuscirà decisamente meglio un anno dopo – sempre contro gli inglesi – per quello che è stato riconosciuto come il gol del secolo. Acerra come Città del Messico, dunque, il Comunale come l’Azteca. Perché Diego, quella corsa leggendaria e la ‘mano de dios’ sono arte, sono mito. E il mito non ha né tempo né confini. Ta-ta-ta-ta, è per sempre.

Centro Servizi Acerra