POMIGLIANO D’ARCO – Nell’emergenza Coronavirus i bar ed i pub della movida restano i più penalizzati: impegno, sacrificio e passione rischiano di ‘saltare’ per un beffardo gioco del destino al quale però si aggiunge il dolo di un mancato supporto istituzionale. Lo Speakeasy Cocktail Bar di Pomigliano d’Arco (nella foto i titolari Domenico Casoria e Nino Siciliano, entrambi acerrani) è da 8 anni un punto di riferimento del bartendering e del food ma intrattenimento e socialità, purtroppo, mal si coniugano con il Covid 19. La bella stagione ed il al sostegno del Comune, però, aprono scenari che potrebbero allentare il dramma economico e sociale in atto.
II quadro attuale non lascia spazio a dubbi: “Una enorme difficoltà per chi fa del proprio locale un concetto di intrattenimento. Non si vede la luce in fondo al tunnel. Siamo consapevoli che saremo gli ultimi a dover riprendere una regolare attività, come è giusto che sia, però il tutto è aggravato dal fatto che ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni, totalmente assenti. Abbiamo fatto richiesta a marzo per la cassa integrazione, stiamo ancora aspettando. La Regione ci ha esclusi dal bonus da 2mila euro perché riservato solo a chi fattura meno di 100mila euro, che per questo genere di attività sono veramente pochissimi. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcun aiuto, tranne la possibilità di avere un prestito che comunque dovremo restituire.
In Regione è al vaglio un documento proposto da alcuni ‘eletti’ che però non godono delle simpatie della maggio parte dei commercianti: “Come barman (sottolinea Nino Siciliano, ideatore tra l’altro del drink ufficiale dell’Expo Milano) si avverte la mancanza di un’associazione di categoria che possa tutelarci. Il problema è che non tutte le attività di ristorazione sono uguali: uno chef bistellato con quattro tavoli e conto da 200 euro a persona non può rappresentarci. Ogni attività è diversa dall’altra. Questo è il punto, la diversificazione della tipologia di locali. Noi offriamo cucina ed una qualità del bere ma non siamo né una trattoria, né un bar caffetteria, che hanno altre esigenze”.
E nemmeno le prime aperture della settimana scorsa sembrano aver dato un impulso all’atitvità: “Delivery ed asporto ? Un disastro. Ci stiamo provando con un ulteriore investimento, ma non è il nostro lavoro”. Dallo Speakeasy, però non mancano, le proposte: “Noi nasciamo per regalare un’atmosfera, un’emozione e un momento d’incontro. Se non possiamo lavorare per soddisfare queste ‘esigenze’ che almeno lo Stato ci sostenga nella chiusura. In alternativa, qualora ciò non fosse possibile, che ci venga data la possibilità di ‘allargarci’ di più all’aperto, clima permettendo. Il Comune di Pomigliano, peraltro, ha già annunciato che non farà pagare la tassa di occupazione di suolo pubblico e chi invece non ha questi spazi verrà agevolato in altro modo. Resta comunque un navigare a vista. Speriamo soltanto che col supporto della comunità scientifica si potrà tornare quanto meno a recuperare fiducia. Al netto di distanziamenti e mascherine”.
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