Cosa c’entrano i gay coi clandestini? Chiedetelo a Soros, e all’UNAR

Pubblicato da il 23 giugno 2018

Qualche giorno fa per le strade di Torino hanno sfilato gli omosessuali orgogliosi di essere tali. Sul perché mai nome fu più appropriato ne ho scritto qui:

L’omosessualità uccide purtroppo. Anche se non ve lo dicono…

 

Jacopo Rosatelli

Jacopo Rosatelli

Ad ogni modo, tra persone mezze nude, drag queen ammiccanti e tutta la solita retorica dei diritti negati eccetera eccetera, ha preso la parola anche tal Jacopo Rosatelli, facente parte di uno dei tanti circoli Arci di Torino.

L’insegnante delle superiori (speriamo che a scuola si limiti a fare il docente e non l’attivista) ci ha tenuto a sottolineare che «la stessa origine della omofobia, della transfobia, della bifobia è quella del razzismo».

Innanzitutto facciamo sommessamente notare che ha dimenticato l’androginofobia, la cisgenderfobia, la queerfobia e un’altra cinquantina di fobie più o meno: abbiamo perso il conto ormai del numero di generi che esisterebbero.

Al di là dell’imprecisione, va detto comunque che il professore ha ragione a metà: è chi promuove l’omosessualismo che quasi sempre si trova dalla stessa parte di chi difende l’immigrazionismo di massa senza limiti.

Gentiloni e Soros

L’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il miliardario George Soros

Prendiamo George Soros, ad esempio. Il miliardario ungherese naturalizzato americano, famoso per la speculazione contro la lira italiana, non lesina i suoi sudati risparmi (nell’operazione contro il nostro Paese guadagnò in un solo giorno circa un miliardo di dollari). E tramite la sua Open Society Foundations finanzia a suon di milioni di euro tanto le principali ONG impegnate nel traffico di clandestini verso l’Italia quanto le più disparate associazioni LGBTecc attive nel nostro Paese.

Si può leggere in questo documento PDF, frutto di un attacco hacker che ha sottratto dai server di Soros oltre 2.500 documenti privati, come – per restare al nostro Paese – l’Arcigay sia stata beneficata con quasi 100mila dollari e l’Associazione 21 luglio, onlus per la promozione dei diritti umani di rom e sinti in Italia, finanziata con quasi 50mila dollari.

Altre informazioni sul personaggio e sulle attività da lui sponsorizzate le trovate ovunque in rete, come qua per esempio:
https://labaionetta.blogspot.com/2017/05/obice-george-soros-fa-male-allitalia-e.html
https://www.osservatoriogender.it/attacco-hacker-george-soros-tutti-documenti
https://www.rischiocalcolato.it/2016/08/elezioni-europee-2014-la-rete-italiana-soros-allarcigay-100mila-dollari-rom-50mila.html

Inoltre non sarà sfuggito, spero, che la tattica impiegata contro chi osa sollevare appena appena qualche dubbio sull’una o sull’altra lodevole attività è esattamente la stessa.
Pensi che un bambino abbia bisogno di una mamma e di un papà? Allora sei omofobo.
Ritieni che la tratta di esseri umani dall’Africa verso le nostre coste vada immediatamente fermata? Allora sei razzista.
E così via.

L’insulto sistematico, la delegittimazione delle opinioni dissonanti, la propaganda intrisa di retorica progressista, la spocchiosa superiorità morale nei confronti di chi viene etichettato come fascista, reazionario, populista: il modus operandi è sempre il medesimo.

A collegare il razzismo con l’omofobia (termine tra l’altro senza senso, etimologicamente si potrebbe tradurre con “paura di una cosa uguale”) ci pensa anche l’UNAR nostrano, la cui sigla sta per Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.

E che c’entra l’omosessualità, direte voi? I gay sono forse diventati una razza a parte?
Ma, a parte questo, l’UNAR è balzato tristemente agli onori delle cronache per un’inchiesta realizzata da Le Iene circa un anno fa.

La Presidenza del Consiglio stanzia centinaia di migliaia di euro destinati al contrasto delle discriminazioni sessuali…

Pubblicato da Le Iene su Domenica 19 febbraio 2017

Vi invito a guardare il video del servizio effettuato da Filippo Roma.

«Basta aprire il culo, la bocca, è culturale. Di cultura c’è solo la minchia», dice l’addetto al tesseramento.
«Qui si fanno delle attività socio ricreative, che in realtà è scopare», racconta un socio dell’associazione. Spesso nelle cosiddette dark room: «sono delle stanze buie, dove la gente entra, vestita, nuda, per fare sesso con chi capita, senza guardarsi in faccia. Là dentro succede di tutto».

Associazione a cui fanno capo alcuni circoli, saune e centri massaggi dedicati al mondo omosessuale e che si era aggiudicata un bando da 55mila euro proprio dell’UNAR. Soldi pubblici per finanziare, quindi, luoghi di prostituzione sodomitica dove si praticano i sani divertimenti propri di questo mondo: glory hole, fisting e bareback, spaccio di coca  e crack, nonché «sesso praticato alla cieca con soggetti sieropositivi».

Oltre 55mila euro di finanziamento pubblico alla prostituzione gay, ad un’associazione che lucrava sulle attività indicate senza pagare un euro di tasse, facendosi schermo con la solita attività (mai nella realtà praticata) della lotta alla discriminazione sessuale.

Vicenda che era già stata denunciata anche da Mario Adinolfi, fondatore del partito politico Il Popolo della Famiglia, che ha poi rilasciato un ulteriore commento all’indomani del servizio televisivo: «Cominciamo facendo nomi e cognomi. L’associazione che risulta assegnataria degli oltre 55mila euro di finanziamento pubblico per la “promozione di azioni positive” in un bando in cui il 4 novembre si sono assegnati complessivi 999.274 euro (appena sotto il milione per non incorrere in vincoli precisi che la legge prevede) a soggetti come Arcigay, Arcigay Roma, Lista Lesbica italiana e via dicendo, si chiama Anddos. Traduzione dell’acronimo? Semplice: Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale».

«La solita arcinota solfa. Cosa fanno in realtà i circoli Anddos? Non c’è da far fatica, lo spiega direttamente il loro sito: “I circoli Anddos sono luoghi sicuri, pensati per il tuo benessere, dove potrai condividere esperienze, trovare accoglienza, manifestare appieno la tua sessualità”. Il servizio delle Iene spiega in maniera precisa come si “manifesta appieno” tale “sessualità”: prostituzione gay mascherata da centri massaggi, dark room, glory hole, locali per orge omosessuali».

Ricordando come dei circoli Anddos erano frequentatori Marco Prato (poi suicidatosi in carcere) e Manuel Foffo, gli autori dell’omicidio Varani. «Marco Pasqua, coraggioso capocronista del Messaggero dichiaratamente omosessuale, all’indomani di quel feroce assassinio raccontò la realtà di quei circoli: “All’ingresso dei circoli si consegna addirittura una bustina di cocaina e che per i Vip la stessa è compresa nel biglietto, con fiumi di droga che scorrerebbero poi nei privè e sulle piste“.

Marco Prato, suicidatosi in carcere

Marco Prato, suicidatosi in carcere

Anddos non era neanche citata da Pasqua, ma il presidente di Anddos Mario Marco Canale evidentemente con lunga coda di paglia annunciò querela contro Marco Pasqua e la sua denuncia del “vaso di Pandora” che sarebbe stato scoperchiato dal caso Varani così profondamente legato alla realtà dei circoli della prostituzione gay e alle dark room. Ne scrissero anche Giuseppe De Lorenzo ed altri su Il Giornale: “La droga, quella non manca mai: cocaina, MDMA, droga del sesso. Il chem-sex, misto di stupefacenti e droga, è la religione di base”.

Bene, dopo tutto questo, dopo che tutta Italia sa bene cosa avviene nei circoli Anddos, dopo le denunce in tal senso tanto irrise del Popolo della Famiglia, Francesco Spano assegna 55.540 euro di soldi pubblici della presidenza del Consiglio a tale associazione, così notoriamente dedita solamente ad attività esecrabili? Se lo fa, lo fa per un solo motivo: perché fruisce dei “servizi” di tale associazione come dimostra la tessera stipulata in un circolo Anddos il 18 marzo 2016 e perché è legato a doppio filo con essa (inspiegabile altrimenti la presenza all’inaugurazione della nuova sede il 10 giugno scorso)».

Francesco Spano si è poi dimesso, e a febbraio di quest’anno il governo uscente Gentiloni ha nominato l’ex senatore Luigi Manconi al suo posto nell’UNAR, che è ancora lì a vegliare che voi italiani non siate razzisti.
Forse, grazie a Dio, un po’ di meno, dopo l’insediamento del nuovo governo populista, fascista e omofobo.

Antonio Schiavone

 

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