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Vigile condannato, il Comune di Acerra ne chiede il licenziamento
Stretta dell’ente di viale della Democrazia sulla legalità e sul rispetto dei principi sulla trasparenza: la richiesta dopo la pronuncia della Cassazione.
ACERRA – Prestazioni sessuali gratuite minacciando il foglio di via ad una lucciola, condanna confermata per un vigile urbano. E’ quanto ha stabilito la Cassazione nei confronti di C. P., 52enne di Acerra, chiudendo definitivamente la vicenda che si era aperta con la condanna in primo grado a 4 anni a luglio del 2014, confermata dalla Corte d’Appello di Napoli a febbraio dell’anno scorso.
Dopo la decisione della Suprema Corte, il Comune di Acerra ne chiede il licenziamento. Nel 2014 fu disposta la sospensione dell’agente dal dirigente del Comune che allora guidava l’Ufficio Provvedimenti Disciplinari, con il rinvio della chiusura del procedimento ad una eventuale condanna penale. Con la sentenza passata in giudicato, l’attuale capo del Personale del Comune di Acerra ha chiesto subito di convocare l’Ufficio provvedimenti disciplinari per procedere al licenziamento definitivo.
L’esponente della Municipale venne arrestato il 30 aprile 2014 dai carabinieri della stazione di Acerra in esecuzione ad un provvedimento richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica di Nola Giuseppe Visone, che aveva coordinato le indagini per una concussione e violenza continuata ai danni di una ‘lucciola’. La delicata inchiesta era stata portata avanti grazie anche all’ausilio di intercettazioni ambientali, cimici sistemate sia in alcune stanze del Comando Vigili Urbani che nell’auto di servizio in uso all’agente.
I fatti, tuttavia, risalgono a febbraio del 2013, quando una 30enne di Casoria si recò dai militari dell’Arma per denunciare quanto stava subendo. La donna ‘esercitava’ nei pressi dei ruderi dell’antica ‘Suessola’ lì dove c’è la Casina Spinelli ed agli uomini della Benemerita spiegò come quel vigile urbano di Acerra pretendeva prestazioni sessuali gratuite minacciandole il foglio di via in caso di rifiuto. La Procura, poi, emise il provvedimento cautelare degli arresti domiciliari accordando le risultanze investigative dell’Arma: per quattro mesi le avrebbe chiesto del sesso in cambio del ‘permesso’ di prostituirsi in strada senza una denuncia. (RED.CRO.)