L’Antropologo Marino Niola: Il miglior modo per conoscere Napoli è iniziare dalla sua cucina.
NAPOLI (Guido Caiazzo) – “Vedi Napoli e poi mangia”: buono l’esordio della rassegna organizzata e promossa dall’assessorato al Turismo di Napoli, teso ad incentivare non solo l’arte culinaria di Napoli, bensì a valorizzare il patrimonio culturale partenopeo attraverso proprio l’arte culinaria. Taglio del nastro giovedì 28 marzo presso il refettorio di Regina Coeli: piatto del giorno le cozze del giovedì santo, con chef Giuseppe Daddio. Tra i relatori, il professor Marino Niola, antropologo presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Special guest Peppe Barra e giornata contornata anche dalla performance di Mario Maglione. Venerdì 29 cambio di location, ovvero l’associazione Verace Pizza Napoletana, con piatto la Margherita tra santi e regine. Chef giunti dall’associazione Pozzuoli e performance di Lello Ferraro in “Ti racconto Napoli”. Sabato 30 marzo è stata invece la volta della parmigiana di melanzane: relatore Bianco, professore Storytelling alimentare e performance di Monica Assante. Le iniziative proseguiranno fino al prossimo primo maggio e, di volta in volta, cambierà la location. Il 31, giorno di Pasqua, protagonista sarà il casatiello dolce e salato (chef Antonio Liguori), presso la Sala del Lazzaretto con relatore l’antropologo Puzzi e performance di Gennaro Monti, Sonia De Rosa e Davide De Rosa; mentre a Pasquetta la location sarà il Monastero di Santa Maria in Gerusalemme e la protagonista sarà la pastiera (chef Anna Maria Chirico). La location del 6 aprile sarà invece l’Orto Botanico e la protagonista la zeppola di San Giuseppe (chef Aniello di Caprio) e performance di Lalla Esposito e Massimo Masiello. Il 7 aprile la ministra maritata, sempre all’Orto Botanico: chef Michele Baratonia, relatore Galetti e perfomance di Elisabetta D’Acunzo. Il 20 aprile la volta delle polpette classiche e vegetariane (sempre all’Orto Botanico): relatore il professor Niola e chef Giuseppe Daddio. Performance di Elisabetta D’Acunzo. Il 21 aprile sarà protagonista la genovese a Napoli, presso il Monastero di Santa Maria in Gerusalemme: relatore il professor Moro di Culture e identità, performance di Aurora Giglio). Il 25 aprile, sempre al monastero di Santa Maria in Gerusalemme, il Baccalà sotto il Vesuvio (relatore il professor Moro, chef Giuseppe Daddio e performance di Monica Assante). Il 26 aprile protagonista il cioccolato ed il caffè, a San Domenico Maggiore (relatore Ferrua, chef Di Caprio e performance di Matteo Mauriello). Il 27 aprile alle terme di Agnano Pasta al forno, chef Antonio Liguori, relatore l’antropologo Sanità e performance di Aurora Giglio. Il 28 aprile la Pasta e Piselli alle terme di Agnano (relatore Angelo Frenda, chef Barbara Ruscinito e performance di Gennaro Monti, Sonia De Rosa e Davide De Rosa). Il 1 maggio la Lasagna napoletana, al refettorio di Regina Coeli (relatore Di Salvo, chef Antonio Cesarano e performance di Mario Brancaccio e Simona Esposito). Tutte le iniziative previste dalla 11. Il 25 aprile, presso la Chiesa di San Potito (Via Salvatore Tommasi) alle ore 20 lo spettacolo musicale del maestro Carlo Morelli.
“Il miglior modo per conoscere Napoli – ha tenuto a precisare il Professor Marino Niola (nella foto) – è cominciare dalla sua cucina. Un immenso patrimonio alimentare di mare e di terra, frutto di una secolare stratificazione di culture e civiltà. Che ha dato vita a un patrimonio enogastronomico che ha pochi eguali al mondo – ha aggiunto – e che oggi esercita un grande richiamo su un turismo irresistibilmente attratto dai mille aspetti di una città-mondo come Partenope”. Abbinare arte culinaria e cultura è un modo per far conoscere meglio le tradizioni e radici della propria terra e dare la possibilità di poter vistare luoghi magari poco conosciuti e non sempre accessibili al pubblico. “La straordinaria ricchezza di tradizioni, di tipicità, di abilità che caratterizza la cucina napoletana – ha specificato Marino Niola – è il frutto di una storia millenaria che mescola umori e sapori greci e italici, francesi e spagnoli dando vita ad una cucina famosa nel mondo – ha concluso – la vocazione internazionale della cucina partenopea è evidente già nei nomi stessi di ricette”.
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