Cronaca e Attualità

Ambiente e salute, dall’Osservatorio la possibile svolta

Tavola rotonda nella Biblioteca Diocesana tra comitato unitario, amministrazione comunale, medici e Chiesa.

ACERRA – Uno studio scientifico serio che dia risposte vere alla città e che accompagni le istanze messe in campo dal Comune per la tutela della salute pubblica. E’ quanto emerso l’altra sera nella tavola rotonda sul tema ambientale organizzata dal Comitato Unitario ‘no quarta linea’ e che ha riunito nella Biblioteca Diocesana di Acerra il Vescovo, l’amministrazione comunale, i comitati ambientalisti ed i medici di base. “Occorre uno studio scientifico rigoroso – ha sottolineato Giovanni De Laurentis, tra i promotori della manifestazione contro l’eventuale quarta linea che si terrà il prossimo 14 ottobre – per verificare se i timori sul legame patologie-ambiente sono supportati da dati reali”.

In realtà Acerra negli anni ha visto diversi incontri pubblici sul tema ambientale ed in tanti casi la comunità scientifica si è divisa. Il ricercatore Antonio Giordano, per esempio, già nel 2015 in ‘Organizzare la speranza’ diceva che “viviamo il disastro ambientale in maniera anomala, caotica, senza la conoscenza di quello che è accaduto”. Sul nesso di causalità, invece, ammoniva tuonando contro alcuni colleghi “che non hanno detto la verità, che è una cosa tutta italiana, come se servisse per lavarsi le mano dall’aumento delle patologie tumorali, che dipendono da eventi multifattoriali”. Nella stessa occasione, l’allora pm nolano Cristina Amoroso sottolineava che “il problema dei dati è sentito dalla base e non dai vertici. La verità giuridica deve provare che quell’inquinamento provocato da quella persona in quel territorio provoca l’jnsorgenza di malattie se a contatto per un certo periodo di tempo con l’agente patogeno”. Verità giuridica, tuttavia, che nel 2020 fu accertata, ma da un’altra parte. Fu pubblicato, infatti, uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità a seguito dell’accordo di collaborazione con la Procura della Repubblica di Napoli Nord nei comuni di sua competenza, cioè quella fetta di territorio che abbraccia parte della provincia di Napoli (in particolare il giuglianese) e l’entroterra casertano, nello specifico l’agro aversano. Secondo quei dati lì c’era correlazione tra inquinamento e malattia. Cioè chi è maggiormente esposto ai rifiuti rischia di ammalarsi di più. Sempre nel 2020, invece, un luminare dell’oncologia internazionale, il dottore Michelino De Laurentiis, tra l’altro originario proprio di Acerra, sosteneva “che i dati attuali non indicano un aumento dei tumori in questa zona (Acerra, ndr)” e seppur non negando il problema spiegava che “correlare l’aumento del tumori all’ambiente in cui viviamo è un esercizio estremamente semplificatorio” Da questa empasse prova a trovare soluzioni il sindaco Tito d’Errico, che a nome dell’amministrazione comunale è riuscito a portare le istanze della città in Regione, attraverso il consigliere regionale Vittoria Lettieri ottenendo – per legge – sia l’istituzione dell’Osservatorio Regionale Ambientale che una struttura di monitoraggio per il termovalorizzatore. “Il termovalorizzatore non è il problema principale – le parole del Vescovo Antonio Di Donnama il problema è dato dalla sommatoria di impianti. Perché ingrandire una cosa che è già grande ? Non c’è nesso di causalità ? Vallo a raccontare”.

Nel 2016 uno studio del Cnr, eccellente ente pubblico di ricerca nazionale con competenze multidisciplinari vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, arrivò alla conclusione che l’aria di Acerra e della provincia di Napoli era inquinata dal traffico, dal porto, dai riscaldamenti (in particolare stufe a pellet) ma non dal termovalorizzatore, il cui apporto venne definito “trascurabile”. “Desta preoccupazione – scrivevano sette anni fa i ricercatori italiani di fama internazionale – la mancata possibilità di misurazione delle emissioni dei roghi tossici, in cui si concentrano le particelle sottili”.

(da Cronache di Napoli del 7/10/2023)

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