- Juve Stabia, difesa blindata col centrale ‘Made in Acerra’
- Animali domestici in Italia, le famiglie spendono 7 miliardi l’anno
- Documenti falsi, 29enne arrestato dalla polizia
- Zanzara West Nile, ecco tutti gli aggiornamenti
- Tenta rapina durante messa e spara, paura tra le suore e i fedeli a Sant’Anastasia
- Pomigliano violenta, un morto e due feriti dopo la rissa in pieno centro
- Casavatore, ricorso di Marino contro la vittoria di Celaj: la parola al Tar
- Casavatore, raid in tabaccheria: locale danneggiato per rubare le sigarette
- Botte in strada tra immigrati, in due denunciati
- Sequestro di beni a imprenditore del settore delle pompe funebri
18 marzo 1985, una partita diventata ‘leggenda’

L’amichevole – non ufficiale – giocata per beneficenza al Comunale di Acerra nel fango: il ricordo dei protagonisti dell’epoca. ACERRA – Una partita diventata leggenda. E’ il 18 marzo del 1985, un lunedì pomeriggio freddo e piovoso quando al Comunale di Acerra, oggi abbattuto per far posto ad un parco pubblico, una formazione mista composta da alcuni giocatori del Napoli e dell’Acerrana affrontarono in maglia azzurra un undici formato da alcuni professionisti partenopei ed altri elementi del Toro di allora. Un match giocato per beneficenza ed organizzato da Pietro Puzone, la mezzapunta di Acerra che all’epoca faceva parte della rosa di mister Marchesi. Il ricavato – qualche decina di milioni di lire – andò alla famiglia Quarto, dove papà Gennaro, un amico ed estimatore delle giocate di Puzone – riuscì a far operare suo figlio Luca agli occhi. Gennaro Quarto morirà poi ammazzato nel 2011 in un agguato a piazza Carlo III a Napoli.
Tra i protagonisti di quella partita Felice Di Sena, in quegli anni centrocampista dell’Acerrana ma per l’occasione reinventatosi stopper. Oggi ha 59 anni e lavora nel settore della panificazione, ma il ricordo di quella giornata ancora lo emoziona, a maggior ragione a poche ore dalla scomparsa del ‘diez’: “Un onore aver giocato insieme a lui, ma quello che è rimasto indelebile nella mia mente è l’umiltà che ho visto nel comportamento del più grande giocatore di tutti i tempi”. Quel giorno c’erano 6mila persone (qualcuno ne ipotizza però anche 10mila) almeno mille a bordo campo, immortalate nei video e nelle foto dell’epoca di un ragazzo che all’epoca faceva scatti per pagarsi gli studi d medicina e nelle quali spiccano Eduardone e Giovannone, i ‘giganti di Acerra’, una delle prime forme di security che la storia locale ricordi. C’è zi Pietro (e il soprannome viene volutamente omesso) che guarda esterrefatto nel parcheggio i piedi di Diego che si riscalda a parte insieme al suo preparatore, il professore Ernesto Milano, docente di educazione fisica all’istituto ‘Della Porta’ di via Foria ed insegnante di uno dei pochi giornalisti testimoni di quella gara, il direttore del periodico Tablò Pasquale Sansone, che conserva gelosamente la cassetta dell’intervista. Sul ‘cimelio’ anche i nomi degli altri protagonisti: in maglia azzurra Bruscolotti, De Simone, il fratello di Diego Lalo, Puzone e Zazzaro in porta, oltre agli acerrani Di Sena, Russo, Tortora e Di Pasquale e ai capiultrà Gennaro palummella e al compianto Pasquale D’Angelo e Giorgio Ciccarelli.
“Tra gli avversari c’erano un gruppo di avvocati e professionisti di Santa Lucia – il ricordo di Puzone – tra cui l’avvocato Mandato, all’epoca mio procuratore il nipote dell’avvocato Siniscalchi ed alcuni dentisti di Napoli che da poco avevano aperto uno studio ad Acerra sulla Pretura”. Finì ‘tanto a poco’, ma ciò che Felice Di Sena non dimentica è quanto avvenuto nello spogliatoio: “Maradona fece un tunnel ad un vigile urbano. Sgranammo gli occhi. Una persone semplice, che scherzava durante la doccia e che ha giocato quella partita come se fosse una finale, nonostante il fango, nonostante Ferlaino non volesse, nonostante la folla lo assediasse”. Ecco il perché della leggenda.