II parlamentare, che è stato presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola, ‘smentisce’ il suo partito rispetto al disegno di legge del Movimento Cinque Stelle. “Il blocca prescrizione è incostituzionale”. Lo afferma, andando controcorrente rispetto al suo partito, il Senatore del Movimento Cinque Stelle Francesco Urraro, nel corso della Commissione Giustizia a Palazzo Madama. “Ritenere interrotto il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado pone diversi profili di incostituzionalità. Non solo rispetto alla durata del processo, sulla cui eventuale dismisura non si avrebbe più alcun presidio di salvaguardia, ma anche rispetto al fine rieducativo della pena, quindi all’articolo 27 della Costituzione”.
Francesco Urraro rappresenta il M5S nella Commissione Giustizia del Senato, nella giunta per le Autorizzazioni e in Antimafia. Prima di assumere la carica di parlamentare ne ha ricoperta un’altra di altrettanto notevole rilievo: è stato presidente dell’Ordine nel suo Foro, a Nola. Comprende dunque, da avvocato con una forte esperienza anche associativa e istituzionale, i possibili squilibri che la norma sulla prescrizione potrebbe determinare. Così pone questioni che, in gran parte, sono anche l’oggetto del dibattito in corso sul processo penale all’interno della maggioranza.
In un’intervista al Dubbio afferma: “Dobbiamo essere orgogliosi, come cittadini, di vivere in un Paese che preveda un processo così ricco di garanzie e controlli di legittimità. Aggiungiamo che con la prevista sospensione del termine che estingue i reati, si resta esposti al rischio di un procedimento privo di termini temporali anche se in primo grado si è assolti. A questo si ricollega la connessa lesione dell’articolo 24 della Costituzione”. A cosa si riferisce? “Al fatto che un procedimento potenzialmente privo di termini temporali comprime il diritto di difesa, vista l’impossibilità di una ricostruzione esatta del fatto a distanze lunghissime dal suo compimento. E alla fine di tutto, i principi richiamati fino a questo punto si riassumono nell’articolo 111 della Costituzione, in cui si sancisce che il processo deve essere giusto e che deve avere una durata ragionevole. E il primo dei due principi, mi creda, è assolutamente irrealizzabile senza il secondo”.
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