Ancora non si era spento l’eco delle dichiarazioni con cui Luigi Di Maio (M5S) aveva tuonato contro l’ipotesi di alleanza alle regionali col Pd, che è già scattato il “Contrordine, compagni!”.
Certo la coerenza non è la dote migliore del capo politico dei grillini, che solo qualche settimana prima di consegnare il Governo del Paese ai suoi nuovi alleati sbraitava e assicurava che non voleva averci nulla a che fare, definendoli “il partito di Bibbiano”, che “in Emilia Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l’elettroshock per venderseli”.
Com’è andata a finire, è ormai cronaca: non solo col “partito di Bibbiano” il MòViMento ci ha fatto il Governo insieme (raccogliendo, tra gli altri, anche la fiducia di Monti e Casini), ma nella spartizione delle poltrone ha addirittura concesso il Ministero della Famiglia a chi “in Emilia Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l’elettroshock per venderseli”.
Con queste premesse, va da sè, ci scusino i lettori, ma da oggi in poi ad ogni dichiarazione dei pentastellati risponderemo con il loro antico slogan, coniato quando in piazza ancora potevano andarci senza essere insultati durante i “Vaffanculo-Day”.
Infatti, dopo una strenua resistenza durata appena qualche ora, Di Maio è tornato subito sui suoi passi aprendo a quella che è di fatto un’alleanza con il Pd anche a livello regionale.
Il prossimo 27 ottobre, infatti, si voterà per rinnovare il consiglio regionale umbro. Si voterà in anticipo a causa dei ben noti scandali nella sanità che hanno travolto i vertici della politica regionale. Vertici appartenenti allo stesso partito con cui mister “scappato di casa” (come da definizione di Renzi, altro campione di coerenza) governa a Roma.
Ricordiamo brevemente, infatti, che la Guardia di Finanza ha arrestato, tra gli altri, il segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci e l’assessore regionale alla Salute e coesione sociale Luca Barberini (sì, anche lui del Pd).
Fa bene ricordarlo, visto che anche i Cinquestelle, che una volta gridavano “Onestà! Onestà! Onestà!”, adesso staranno zitti e buoni verso quelli che sono diventati i loro partner di governo.
Su tutto questo scandalo, sul quale una volta i seguaci di Beppe Grillo si sarebbero fiondati come mosche sulla cioccolata (sarebbe un’altra la parola giusta, ma il colore è lo stesso), c’è da scommetterci che lo “sciacallo in cerca di voti” Di Maio (parole del segretario Pd Nicola Zingaretti, prima che scoppiasse l’ammmmore) cercherà di far calare il silenzio durante la campagna elettorale.
Così, la trasformazione dei grillini è giunta finalmente al suo culmine. Il compito di intercettare i voti di protesta e di dissenso contro il sistema per poi dirottarli proprio verso chi di quel sistema di potere è massima espressione politica procede spedito.
C’è da sperare soltanto che, ancora una volta traditi, gli italiani aprano gli occhi in tempo. A partire dagli umbri.
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