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Studenti ed associazioni in piazza per dire no all’incenerimento dei rifiuti
ACERRA – In 3mila per dire che ‘Io studente non voglio morire ma cambiare il mondo che vivrò’: è lo slogan del corteo che si è tenuto questa mattina ad Acerra e che ha visto la partecipazione di migliaia di studenti provenienti dalle scuole di Acerra, di Napoli e tutta la provincia.
Alla manifestazione hanno preso parte anche i comitati ambientalisti, le associazioni e le ‘mamme coraggio’. Tutti insieme per ribadire come il territorio di Acerra ed in generale tutta la Terra dei Fuochi necessitino di politiche ambientali serie ed alternative a quelle esistenti. La manifestazione, pacifica, rumorosa e colorata – nonostante la pioggia – è partita poco dopo le 10 dal piazzale antistante la stazione ferroviaria. I ragazzi hanno attraversato le principali strade della città per poi ritrovarsi a piazzale Renella per un dibattito culturale sulle tematiche ecologiche che riguardano tutta la Regione Campania. L’iniziativa segue le proteste che hanno animato Acerra nelle scorse settimane in concomitanza dell’invio presso il termovalorizzatore delle ecoballe di frazione secca e tritovagliata stoccate nel sito di Coda di Volpe, nel Salernitano e già certificate come ‘sicure’ dall’Arpac.
Conferimento di ecoballe, tuttavia, che ha subito lo stop dopo la formale richiesta di incontro del sindaco di Acerra Raffaele Lettieri e del consiglio comunale con Prefetto e Regione. Lo stesso assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano, poi, ha ribadito la sospensione del trasferimento della spazzatura imballata provenienti da Eboli al termovalorizzatore di Acerra in attesa di ulteriori accertamenti in corso. Per tutta la mattinata di ieri, dunque, traffico veicolare in tilt con tutto il centro cittadino bloccato dal corteo organizzato dai liceali della provincia di Napoli, riuniti sotto la sigla #inquinati studenti contro il biocidio che dal palco hanno lanciato proposte, letto poesie e spiegato le ragioni del proprio dissenso. Dissenso, che parte da lontano, da quando, cioè, nel 2004 si è dato il via alla costruzione del termovalorizzatore con l’intenzione, rimasta soltanto tale, in un clima di piena emergenza, di creare un nuovo piano rifiuti che al momento, però, vede nell’impianto del Pantano l’unica struttura realizzata.