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Il Castello Baronale

La storia della città di Acerra, della sua imponenza, del suo passato ricco di eventi significativi si concretizza nel momento in cui si osserva quello che è il simbolo cittadino per eccellenza e sul quale oggi, il nostro attento sguardo sembra aver lasciato spazio ad una assuefatta inclinazione abitudinaria.
Il Castello Baronale da secoli erge immobile in quello che oggi è il centro storico della nostra città, ed è lì dall’826 d.C. A dimostrarlo è il nucleo centrale della struttura che sorge sui resti di un antichissimo teatro romano, di cui oggi sono ancora osservabili le rovine all’interno del castello stesso.In passato Acerra distava poche miglia dalla antica Suessola, città importante che nell’880 d.C. fu distrutta dai Saraceni e venne così esposta a varie lotte di dominio tra i ducati di Benevento, Napoli e il principato di Capua.Grazie alla sua posizione strategica entrambe si collocavano al limite dei confini di questi tre Ducati, per questo motivo possedere la nostra città significava assicurarsi confini sicuri e difesa più forte contro i nemici. Suessola certamente aveva un Castello o una Rocca difensiva, di conseguenza anche la nostra Acerra ne aveva uno cosi come dimostrato da due illustri studiosi salernitani, Peduto e Natella che hanno confutato la tesi del Caporale secondo la quale il Castello, in particolare la torre, sarebbe risalita al periodo Rinascimentale. Acerra e il suo Castello dunque vantano nella storia un’importanza prestigiosa, a tal punto da interessare anche Federico II quando nel nuovo sistema difensivo del Regno ben si guardò dal distruggere la contea di Acerra, nonostante l’emanazione di una sua legge che prevedeva la soppressione di contee. Federico lasciò in vita solo quattro di queste ultime: Manoppello, Chieti, Caserta ed Acerra proprio perchè il nostro paese rappresentava un importante punto di difesa della città di Napoli e un ottimo avamposto di offesa per i nemici, soprattutto quelli del beneventano (ricordiamo che Benevento, per la sua posizione geografica di presidio pontificio in pieno regno delle due Sicilie, costituiva una vera spina nel fianco per Federico II in quanto questa città dava rifugio a spie, fuoriusciti e nemici dell’impero, che non potevano essere perseguiti in territorio papale).
Il nostro Castello si è animato nel XII secolo, come dimostrano alcuni frammenti di ceramica medioevale, ritrovati nello strato di obliterazione della struttura della scena del teatro Romano. Il maniero che domina la città è stato teatro di assalti militari violenti, dimostrando caratteristiche invidiabili.Il Castello di Acerra era munitissimo e difficile da espugnare, cosi come è stato dimostrato quando Alfonso d’Aragona mosso dalla necessità di conquistare Acerra utile per arrecare disturbo alla Corona nella guerra tra Angioini e Aragonesi, nell’autunno del 1421 assedia Acerra sotto il conte Origlia. I nostri soldati resistevana ottimamente agli attacchi, riparando di notte i danni subiti alle mura del castello, con coraggio, prontezza ed ottima organizzazione costringendo Alfonso a deporre le armi e a risultare vincitore non per meriti di guerra ma per onorati patti. Un documento del 1481 ci descrive il Castello che risultava essere già allora molto simile a come appare oggi, probabilmente restaurato dal Conte Origlia poco prima del 1412 e successivamente all’assalto di Alfonso D’aragona.Un luogo dunque sempre destinato a fatti di armi per almeno i suoi primi 300 anni di vita, ma pur essendo poco adatto alla tipica vita di corte, il castello diventò ben presto luogo di cerimonie ed incontri. Federico d’Aragona (marito di Isabella Del Balzo, figlia del conte di Acerra Pirro Del Balzo dal quale ne ereditò la contea e futura regina) ha dimorato per un periodo nella nostra città, trasformando la struttura in un luogo accogliente e pieno di spazi verdi realizzando un giardino meraviglioso, di cui se ne trova un esplicito riferimento nell’opera “Il Balzino” di Rogeri de Piacenza, un cortigiano che accompagnò Isabella da Carpignano a Napoli dopo la proclamazione a re di Federico II. Dopo i fasti di questo periodo segui un momento in cui Acerra decadde, i conti non abitarono più nel Castello e il Clanio trasformò il territorio in una palude dall’aria insalubre, una piccola parentesi durata fino alla bonifica dell’architetto Fontana su incaricò del vicerè spagnolo Don Pedro di Toledo. Il Castello torna a rifiorire soprattutto nel corso del Settecento con Ferdinando III de Cardenas, il Conte torna a viverci, nel 1766 lo amplia e gli da quella “facies” con cui ancora oggi esso si presenta, elevando anche il secondo piano. In questo periodo giunge ad Acerra il re Ferdinando di Borbone che in particolare apprezzò il bosco di Calabricito e le rovine della citta antica di Suessula.
Di lì a poco i felici anni nel castello sarebbero diventati solo un ricordo in quanto il Conte nel 1799 fu arrestato durante la rivoluzione napoletana, gli anni successivi furono tristi ed infelici per Maria Giuseppa, ultima contessa feudale di Acerra che però continuò a riservare cure ed attenzioni al castello, reastaurandolo ed abbellendolo per il suo secondo matrimonio con il generale Pignatelli come dimostra lo stemma lapideo con le insegna araldiche delle due casate. Nel 1812 con la scomparsa dell’ultima feudataria si avvia un programma di valutazione dei beni della casata dei DeCardenas e il Castello fu diviso in cinque quote tra gli eredi. Nel 1925 il conte Carlo Spinelli di Scalea aliena l’intera struttura al comune di Acerra che lo utilizzerà come municipio dando il via a quello che sarebbe stato il lento e continuo degrado, artisticamente parlando. Nel 1995 avviene il trasferimento della sede comunale a viale della Democrazia, nel 1996 il castello diventa sede della Biblioteca comunale, del Museo di Pulcinella e del Folklore, sede del museo Archelogico e della scuola civica di musica con annesso museo della Banda.
Lina D’Angelo
Curiosità:
La leggenda popolare vuole che tra le antiche mura vaghi il fantasma di un castellano suicida per amore di una nobil donna. Pare che al tempo in cui il Castello fosse sede degli uffici comunali, alcuni dipendenti sentissero strani rumori e cigolii provenienti dal secondo piano, in particolare dalla porticina che affaccia sul cortile.
Ospiti illustri:
Nel nostro castello è nata la regina Sibilla de Medania, moglie di re Tancredi. Hanno soggiornato nel Castello re Manfredi di Svevia nel 1252, Carlo D’Angiò nel 1428, il re Ferrante d’Aragona e il principe ereditario Vittorio Emanuele prima dell’uccisione del padre Umberto I.
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