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Droga in un capannone, coppia scarcerata: uno estraneo alle accuse
Un 46enne va ai domiciliari, mentre è stata chiarita la posizione del 36enne per il quale l’arresto non è stato convalidato.
ACERRA – Droga in un’officina: coppia scarcerata, per uno cadono le accuse. E’ quanto ha stabilito ieri mattina il gip del tribunale di Nola Martino Aurigemma nei confronti di Salvatore Russo, di 46 anni e Antonio Di Fiore, 36enne, entrambi di Acerra. Il primo – difeso dagli avvocati Giovannni Bianco e Ciro Bianco – ha ammesso i fatti a lui contestati, spiegando di essersi trovato in una situazione di difficoltà. Disposti i domiciliari. Per il secondo, invece, assistito dall’avvocato Domenico Buonincontro, l’arresto non è stato convalidato: immediatamente scarcerato, è libero senza alcuna misura essendo venuta totalmente a mancare la gravità indiziaria. Il 36enne è il figlio del boss Mario Di Fiore, attualmente detenuto.
Secondo quanto emerso nel corso della convalida lui non sapeva della presenza della droga nell’opificio. La coppia era stata sorpresa lunedì mattina all’interno di un capannone adibito alla lavorazione del ferro in uso al 46enne. Al momento dell’irruzione della polizia di Acerra nell’officina c’era anche l’amico: tutti e due erano stati bloccati ma la convalida lo ha di fatto scagionato. Nell’attività commerciale ubicata nella zona di via Mulino Vecchio c’era un forte odore di marijuana: sul pavimento di una stanza adibita a bagno, i poliziotti rinvenivano e sequestravano varie confezioni in cellophane contenenti erba utile per il confezionamento di una sessantina di dosi. Attraverso la finestra del bagno protetta da grate in ferro, poi, gli agenti scorgevano sul davanzale esterno la presenza di due grosse buste in plastica contenenti anch’esse marijuana per un peso di oltre 816 grammi.
Dopo le formalità di rito i due venivano tratti in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e trasferiti nel carcere di Poggioreale dove sono rimasti fino a ieri mattina, quando uno è stati accompagnato tra le mura domestiche per essere sottoposto alla misura cautelare dei domiciliari, l’altro è risultato totalmente estraneo alle accuse. Il pubblico ministero in udienza si era espresso per la custodia in carcere per entrambi.










