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Il tariffario della droga all’ingrosso e le ambizioni di Capone sullo spaccio acerrano

Il blitz della polizia ha fatto emergere alcuni retroscena legati al giro di stupefacenti nell’agro acerrano.
ACERRA – La cocaina a 29 euro, l’amnesia a 5 e 50 e la marijuana a 1 euro e 50. E’ il tariffario per la vendita all’ingrosso della droga che Jani Behar, il 45enne albanese arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla malaffare di Acerra, avrebbe fissato per i suoi acquirenti nell’agro acerrano. Al 46enne, infatti, viene contestata l’importazione di 90 chili di ‘amnesia’ dalla Spagna, un’erba potenziata ottenuta aggiungendo eroina o metadone. Dalle intercettazioni emerge il prezzo per ogni singola sostanza, con le dovute rassicurazioni sulla bontà del prodotto. “Meglio di questo non esiste – sottolinea al telefono con l’acquirente di Sant’Anastasia – non è paesana. L’ho fatta io in Spagna. Noi aspettavamo 150 chili, ne sono usciti 90”.
In concorso con Antonio Riemma, detto ‘o cipull poi, gli viene contestata pure la compravendita di cocaina ed amnesia. Avrebbero, nello specifico, organizzato di ‘mostrare’ dei provini di coca. Nell’incontro con gli acquirenti, così come venuto fuori dalle ‘ambientali’, gli sarebbe stato offerta anche l’amnesia (“a cinque e cinquanta al grammo”) ma trattabile fino ad un euro in meno al grammo per importi superiori ai 10 chilogrammi. Sulla marijuana, invece, si scende fino ad 1 euro e 50 al grammo “perché tengo il vecchio, è diventato scura, ma è buona, non tiene semi”.
Un’altra vicenda di droga datata ottobre 2022, invece, vedrebbe protagonista Vincenzo Capone, alias Enzuccio o‘ toro, ‘storico’ esponente della criminalità acerrana. Secondo l’indagine coordinata dalla Dda e condotta dalla polizia avrebbe illustrato ad un conoscente il progetto di gestire una sua attività di spaccio, rappresentando l’esigenza di avere due pusher a disposizione, che inizialmente sarebbero stati occupati per un’ora al giorno dietro compenso di 300 euro a settimana, quanto meno fino all’apertura della ‘piazza, dove il compenso sarebbe potuto salire fino a 3mila euro al mese. Dalle captazioni telefoniche, inoltre, verrebbe fuori pure come il 51enne imponesse quote ad altri spacciatori. Di lui e del suo presunto business ne parla il collaboratore di giustizia Gennaro Pacilio. “So che ha aperto una sua piazza rifornendosi a Caivano, anche perché appena uscito dal carcere in un incontro con Bruno Avventurato chiese una fornitura di mezzo chilo di cocaina ogni due settimane perché voleva riattivare la sua attività criminosa. Tale accordo non andò in porto perché Bruno non si fidava di lui”.
Capone, Behar e Riemma sono i destinatari di un’ordinanza cautelare (i primi due in carcere, l’altro ai domiciliari) firmata dal gip del tribunale di Napoli Rosamaria De Lellis e che riguarda in totale sette persone. A Secondigliano sono finiti anche Pasquale Balascio e Diego Andretta, accusati di usura aggravata dal metodo mafioso (Andretta – fratello del boss Salvatore, oggi detenuto – accusato anche di estorsione con l’aggravante mafiosa), mentre sono ai domiciliari gli imprenditori del settore onoranze funebri Carmine Pacilio e suo fratello Salvatore Giordano, ai quali viene contestata in concorso con Riemma l’intestazione fittizia della società per eludere l’interdittiva antimafia. Gli indagati, da ritenersi innocenti fino a condanna passata in giudicato, verranno sottoposti da domani agli interrogatori di garanzia.
da Cronache di Napoli del 05/11/2023