Quando e come si manifesta l’ipoacusia nei giovani? E quali sono le cause che concorrono a un aumento di tale disturbo? La perdita totale o parziale dell’udito riduce la qualità della vita, ma non solo: dal momento in cui è considerata tutt’oggi uno stigma sociale, spesso la diagnosi viene rimandata. L’abbassamento dell’udito, nelle fasi iniziali, solitamente è più o meno accentuato. Solamente con il tempo e in casi gravi, oltre che non trattati, può verificarsi la completa perdita uditiva. Il processo è generalmente lento e progressivo, ma è bene intervenire in tempo, magari rivolgendosi a strutture del settore, come Udiamo centri acustici. Cerchiamo di comprendere le cause dell’ipoacusia per fare una corretta prevenzione.
In Italia, circa 7 milioni di italiani soffrono di perdita dell’udito. Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, questo fenomeno riguarda 360 milioni di persone in tutto il mondo. Ma l’incidenza non è alta unicamente negli anziani, ed è questo il dato che deve far riflettere. I casi si presentano nei giovani dai 15 ai 24 anni in particolar modo, e i numeri stanno raddoppiando di anno in anno. Oggi, il calo dell’udito è una problematica affrontata da tantissimi adolescenti e giovani, spesso perché esposti al rumore intenso in modo frequente. In realtà, proprio l’eccesso di rumore è diventata quasi una costante nella vita dei giovanissimi.
Quali sono i primi sintomi? Quali sono i segnali da non sottovalutare? A cosa i giovani dovrebbero prestare attenzione? Non è facile parlare di ipoacusia con loro, perché questa problematica si porta dietro uno stigma sociale tutt’oggi piuttosto forte. Ecco perché fare prevenzione è il modo migliore per tentare di arginare l’elevata fenomenologia del disturbo. Solitamente, alcuni sintomi sono:
Al di là dell’ipoacusia congenita, ci sono molti fattori da considerare. Tra le prime cause della perdita uditiva nei giovani troviamo proprio il rumore. E a influire maggiormente è la musica. Non solo quella “a palla”, come si suol dire, ma un’esposizione frequente al rumore ad alta intensità o frequenza ha un impatto da non sottovalutare. Quando ci si espone in modo continuo al rumore, questo può fondamentalmente danneggiare le cellule che si trovano all’interno della chiocciola. Ed è questo che sul lungo termine può determinare una perdita dell’udito. Il suono si trasforma in stimolo meccanico, ovvero in onda trasmissiva: quando ciò avviene in modo eccessivo, le cellule che ricevono il suono muoiono. Questo è quanto scoperto in uno studio condotto da Arianna Di Stadio e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health. Ma ci sono molte altre cause che possono determinare la condizione, tra cui le aritmie, i traumi cranici (soprattutto se innescano dei fenomeni neuro-infiammatori). Cosa fare? Come affrontare il problema? La diagnosi in tal senso è indispensabile. Nel momento in cui si sospetta un calo, bisogna rivolgersi a un otorinolaringoiatra per sottoporsi a un test. Solamente in seguito, una volta compresa l’entità della perdita dell’udito, si cerca una soluzione adeguata, come l’uso di un apparecchio acustico, che migliora la qualità della vita.
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