La sentenza di primo grado a conclusione di un lungo dibattimento.
MARIGLIANO – Accusati di aver ‘inquinato’ le elezioni del 2015, condannati sindaco e boss. E’ quanto ha stabilito il tribunale di Nola nei confronti dell’ex primo cittadino di Marigliano Antonio Carpino e del ras di Pontecitra Luigi Esposito, meglio conosciuto come ‘o sciamarr. Al termine di un lungo ed articolato dibattimento – e di una camera di consiglio durata quasi cinque ore – il primo rimedia 6 anni e 9 mesi, l’altro 7 anni. Si tratta di pene comunque inferiori rispetto alla richiesta del pubblico ministero Liana Esposito, oggi membro della Direzione Nazionale Antimafia, che si era espresso per 9 anni di reclusone a testa. I giudici hanno riconosciuto ad entrambi le attenuanti generiche infliggendo, però, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale per la durata della pena. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Bruno Spiezia, Francesco Picca ed Aniello Quatrano, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che verranno rese note in 90 giorni, ha già annunciato ricorso in Appello. Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli in primo grado di scambio elettorale politico mafioso con l’aggravante di aver agevolato le attività del clan dei ‘mariglianesi’.
La coppia venne colpita a giugno del 2019 da un’ordinanza di custodia cautelare a conclusione di un’indagine coordinata dalla Dda napoletana e portata avanti dai carabinieri della Sezione Operativa di Castello di Cisterna, allora guidati dal capitano Ugo Mercurio. Stando alle contestazioni l’ex sindaco avrebbe stretto un accordo con i gruppi criminali del rione Pontecitra per fare incetta di preferenze sia alle ‘primarie’ che alle Comunali del 2015, dove fu eletto battendo Filomena Iovine al ballottaggio. L’inchiesta, per la quale la posizione di Carpino era già stata archiviata ad ottobre nel 2018, aveva ricevuto nel frattempo un sussulto con le dichiarazioni di altri quattro nuovi collaboratori di giustizia. Pentiti, dunque, ritenuti credibili come aveva invocato l’Antimafia nella Requisitoria, con l’impianto accusatorio che ha retto in giudizio.
Tra gli elementi di accusa a Carpino, avvocato penalista e legale di fiducia all’epoca dei fatti contestati di diversi pregiudicati di Pontecitra, la presunta promessa di voler costituire una cooperativa di ex detenuti in cui assumere le persone indicate dai ras del quartiere. Inoltre, secondo quanto venuto fuori dai verbali degli stessi pentiti, avrebbe versato 10mila euro in due tranches – prima e dopo le elezioni – per ottenere il voto dei cittadini ‘controllati’ dai clan, circostanza questa, tuttavia, smentita in aula dallo stesso ‘sciamarro’. Tutte accuse che il sindaco e la sua difesa hanno decisamente respinto nel corso del dibattimento, durato circa due anni e mezzo.
da Cronache di Napoli
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