Negli ultimi tempi, grazie anche agli sviluppi del settore gioco in parte condizionati dalla pandemia, si è diffusa una tesi assai curiosa secondo cui riducendo l’area del gioco legale si va a favorire quello illegale. Un affare che per il crimine organizzato supera i 20 miliardi di euro e che è esponenzialmente aumentato nel giro di un anno, soprattutto dopo il primo lockdown e le conseguenti restrizioni che hanno impattato sulle sale da gioco del circuito terrestre per tutto il 2020 e per buona parte del 2021. In quest’occasione la Polizia, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ed altri operatori di gioco hanno evidenziato congiuntamente un aumento delle attività illegali, che colpiscono i giocatori molto spesso inconsapevoli. La convinzione che il gioco illegale si nasconda sotto quello legale è corretta, ma è fallace la prospettiva secondo cui vietando quello legale si vada a penalizzare tutto il gioco. Occorrono delle prese di coscienza: la prima è legata al gioco illegale, molto più diffuso di quel che si pensi e molto più pericoloso in termini di salute. Una cosa non facile, dato che con il gioco legale è nato poi il “disturbo da gioco d’azzardo”, una problematica precedentemente ignorata.
A questo proposito gli osservatori hanno cominciato ad analizzare il gioco illegale: i controlli e le classiche ispezioni nei punti vendita non bastano più. Servono altri strumenti di contrasto in affiancamento ma per utilizzarli è necessario capire come si manifesta il gioco illegale e quali sono gli strumenti che esso utilizza. Un articolo pubblicato su Nonsoloaams.net propone le risposte giuste: le organizzazioni criminali operanti all’interno del settore gioco sono presenti ovunque. Le aree del gioco illecito nel seno del gioco pubblico riguardano tre comparti: il gioco fisico e online tramite apparecchiature irregolari come i totem; il gioco online tramite siti irregolari; infine l’alterazione degli apparecchi da divertimento. Nelle prime due ipotesi il server o la piattaforma illegale sono collocati all’estero, il che rende difficili i controlli ma non il raggiungimento da parte del giocatore italiano. Che può raggiungere il portale con una connessione. Altra possibilità è quella relativa all’utilizzo dei punti vendita sul territorio nazionale che non solo offrono gioco illegale ma anche assistenza. I “Totem” sono il cavallo di Troia del crimine organizzato all’interno degli esercizi pubblici. Gli esercenti, spesso minacciati, sono costretti a sottoporsi all’illecito. In questi casi si potrebbero operare dei controlli “fisici” nei punti vendita, ma questa metodologia sarebbe poco efficace per contrastare il gioco clandestino.
Per combattere meglio contro l’illegale occorrerebbe localizzare le piattaforme illecite e segnalarle alla magistratura. Partendo da un presupposto: molto spesso chi si cela dietro a queste organizzazioni criminali è soggetto italiano che vive e risiede in Italia. Pertanto, servirebbe un’attenta analisi documentale volta a rintracciare le persone fisiche che gestiscono le società che offrono gioco illegale sul territorio nazionale.
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