Non ce l’ha fatta il 26enne investito nella serata d venerdì scorso da una macchina guidata da un 19enne a Pomigliano d’Arco.
ACERRA – “Un ragazzo semplicemente d’oro, un’eccellenza di Acerra”. C’è un’intera città in lutto e addolorata per la scomparsa di Giuseppe Travaglino, il 26enne ucciso da una manovra avventata di un altro giovane che invadendo la corsia opposta l’aveva travolto con la sua potente auto. Sul suo corpo è stata disposta l’autopsia e una volta liberata la salma si potranno svolgere i funerali.
Giuseppe si è spento dopo aver lottato per cinque lunghissimi giorni: la famiglia ha donato gli organi, “che ora daranno la vita ad altre 8 persone” racconta papà Cuono, che parla del figlio e della tragica vicenda con una dignità ed un rispetto che sono da insegnamento. Un nucleo familiare unito, che ha dato priorità all’educazione ed all’istruzione dei propri tre figli, con Giuseppe nato nel mezzo tra due ragazze. Una laurea in Finanza con bacio accademico ed un Master lo avevano portato ad un prestigioso incarico presso una importante società con sede a Roma. “Era qui in smart working – spiega il papà – e venerdì sera era uscito con gli amici per un drink”. Stava attraversando la strada ed era ad un passo dal marciapiede quando un 19enne, probabilmente stufo di stare nel traffico di via Roma a Pomigliano, aveva invaso l’altra corsia prendendo in pieno ed a tutta velocità il corpo di Giuseppe. Con la sua potente 500 Abarth l’investitore si era fermato dopo un iniziale tentennamento, probabilmente dovuto allo choc ed era stato denunciato.
Una tragedia che aumenta i dubbi su una movida ha bisogno di maggiori controlli e sulle regole e sul ruolo dello Stato. “Bisogna pensare più all’essere che all’apparire” sostiene Cuono Travaglino, nel ricordare la generosità di Giuseppe. Durante il suo ricovero decine e decine di amici hanno atteso notizie all’esterno della terapia intensiva dell’Ospedale del Mare. Purtroppo ieri è arrivata quella più brutta: il ragazzo dal cuore d’oro non ce l’ha fatta, ma lascia un grande insegnamento di dignità, oggi merce rara in una generazione che troppo spesso si concentra sull’effimero.
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