Il quartier generale del gruppo che per l’accusa fa capo a Pasquale Di Buono era nel rione ‘a for a porta.
ACERRA – Il quartier generale ‘a for a porta, ma pure la consegna a domicilio. Un giro di spaccio itinerante che ha visto gli indagati per il giro di droga dei ‘marcianisiell portare le dosi anche a casa o in luoghi stabiliti telefonicamente. Dall’hashish alla marijuana passando per la cocaina, le sostanze vengono chiamate nelle maniere più diverse come ‘magliette verdi’, ‘cioccolata’, ‘quei cosi che cacciano il fumo bianco’ fino a ‘ricariche’ e ‘prevendite’. Ma se l’ordinativo è più consistente allora il pezzo di coca diventa “portami un coso più grande di un molare”.
Sono questi i nomi in codice utilizzati dai componenti del gruppo per definire la ‘roba’, nel tentativo – vano – di eludere i controlli delle forze dell’ordine, che da tempo gli stavano dietro. Tra i componenti del gruppo, tuttavia, non sono mancati gli attriti come nel caso di un debito di Cozzolino con Di Buono di 1900 euro: ‘o pagnozz chiede al nipote del capo di avere un incontro finalizzato ad ottenere una dilazione del pagamento, richiesta che però viene rifiutata. E’ lo stesso Vincenzo D’Angelo che è incaricato di riscuotere i crediti avanzati e anche verso qualche altro debitore i suoi toni sono sempre espliciti: “Cacciate i soldi, altrimenti faccio un bordello”.
In una circostanza un acquirente fu trovato in possesso della droga e portato in caserma: gli esponenti del gruppo, una volta venuti a saperlo ed insospettiti da quanto potesse essere avvenuto dai carabinieri gli chiesero con tono perentorio di “di portargli a vedere le carte”.
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