E’ quanto emerso dal provvedimento che ha portato a sgominare la banda della spaccata attiva tra il Napoletano ed il Casertano.
ACERRA – Il colpo ad Acerra e la necessità di ‘mettersi a posto’ con la mala locale. E’ quanto emerso dal provvedimento che ha portato a sgominare la banda della spaccata attiva tra il Napoletano ed il Casertano: In carcere sono finiti Paolo e Francesco Tondi, fratelli di Pomigliano d’Arco, Alfredo Botta, di Somma Vesuviana, Giuseppe La Barbera, di Casalnuovo, conosciuto come manopesante, Giuseppe Perna, di Casalnuovo, detto ‘o nason, Giovanni Borrelli, di Casoria, alias ‘o russ, Michele Gallinaro, di Caivano, detto recchiolella e Gerardo Migliaro, di San Marzano sul Sarno.
Tra i tre colpi contestati figura anche quello al Credito Popolare di Acerra, avvenuto il 19 settembre dell’anno scorso, in cui grazie al ‘ciuccio’ cioè un camion dotato di gru, era stata infranta la vetrata della banca ubicata sul corso Italia per caricarsi via il bancomat: nelle conversazioni intercettate, infatti, si parla di alcuni ‘cesti’ da inviare a personaggi di Acerra. Per gli inquirenti i ‘cesti’ rappresentano il prezzo da pagare ad esponenti della criminalità locale per effettuare ‘lavori’ nel loro territorio di competenza. Il bottino di quel raid fu di circa 35mila euro. Dall’inchiesta, tuttavia, è venuto fuori che da luglio a novembre 2019 sono stati ben sette i colpi tentati o riusciti ‘attenzionati’ dalle forze dell’ordine in quanto compiuti con la stessa tecnica della ‘spaccata’ e per di più con l’utilizzo di mezzi simili sia per sradicare il bancomat che per le auto a supporto. Si va da quello del 4 luglio a Poggiomarino – bottino 50mila euro – a quello del 2 novembre all’Intesa San Paolo di Parete passando per i raid ad Acerra ed Afragola fino a quelli datati novembre di Frattamaggiore, Aversa ed uno fallito e pianificato nuovamente a Poggiomarino.
La banda, secondo l’inchiesta, avrebbe puntato anche a depredare un istituto di credito nell’agro nocerino-sarnese, uno ad Arpino di Casoria ed uno a Brusciano, senza però mai riuscire ad organizzare i raid. Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri della Sezione Operativa di Castello di Cisterna, coordinati dal capitano Ugo Mercurio e diretti dal comandante di Compagnia capitano Marco Califano,
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