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Il liceo de Liguori ricorda l’eccidio di Acerra del 2 ottobre 1943p

A distanza di 76 anni gli allievi del Liceo “Alfonso M. de’ Liguori” tornano a fare memoria di una delle pagine più drammatiche della storia locale: la strage nazista di Acerra del 2 ottobre 1943. Guidati dai docenti del Dipartimento di Storia e Filosofia, i liceali riflettono sulla strage nazifascista più grande avvenuta in Campania dopo le quattro giornate di Napoli. Oltre 88 morti acerrani, a cui si aggiunsero altre 12 persone non acerrane. A confrontarsi con gli allievi ci sarà, oltre al Dirigente scolastico, il prof. Gennaro Niola esperto di storia locale.
Il drammatico evento, raccontato da Mons. Nicola Capasso, Vescovo di Acerra e protagonista dei fatti, mette in evidenzia un tratto caratteristico del popolo acerrano che si riscontra già nel passato, allorquando Tito Livio nella sua Storia romana (Libro XXIII, cap. XVI) riferì che, assediati dal fiero cartaginese Annibale, “Acerranis plus animi, quam virium, erat” (gli acerrani avevano più coraggio che forza). Allo stesso modo, con una sproporzionata quantità di armi rispetto ai soldati nazisti, non mancò il coraggio agli acerrani di opporsi alla violenza efferata dei tedeschi in ritirata, colpevoli di terribili ed atroci delitti e rappresaglie nei confronti della popolazione. Davanti a tanta atrocità un gruppo di acerrani organizzò un valoroso atto di resistenza. Via Diaz, piazza Duomo, via Trento e Trieste, via Del Pennino, piazza S. Pietro e soprattutto l’attuale Corso della Resistenza furono teatro di scontri violenti, gli Acerrani bloccarono la strada con carri agricoli ed ancora una volta dimostrarono con un fulgido esempio il loro senso di appartenenza alla loro amata terra.
Questo fulgido esempio è tramandato alle generazioni future, e viene offerto oggi ai nostri giovani liceali.
La Città di Acerra per l’atto eroico dei suoi cittadini è stata insignita dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi della Medaglia d’oro al Merito civile.
«All’indomani dell’armistizio, oggetto di una spietata e sanguinosa reazione dell’occupante tedesco che aveva passato per le armi numerosi civili, tra cui anziani donne e fanciulli, e incendiato gran parte dell’abitato e delle infrastrutture, affrontava con fierezza le più dure sofferenze e intraprendeva, poi, con gran coraggio e generoso spirito di solidarietà, la difficile opera di ricostruzione» .