Resta da fissare il Collegio, invece, per coloro i quali hanno optato per l’ordinario.
ACERRA – Accusati di aver messo in piedi una ‘holding’ della droga, in 11 scelgono l’abbreviato. E’ quanto hanno chiesto le difese per altrettante persone imputate per associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Richieste di rito alternativo per Vincenzo Borrelli, Stefano De Falco, Ivan Del Giudice, Antonio Di Buono, Giovanni Di Leo, Gennaro Granata, Angelo Morgillo, Massimo Nuzzo, Raffaele Pantaleo, Giovanni Russo e Gaetano Soriano. Udienza preliminare che verrà celebrata davanti al gip del tribunale di Nola Chiara Bardi. Da fissare il Collegio, invece, per coloro i quali hanno optato per l’ordinario: si tratta di Giancarlo Avventurato, Giuseppe Avventurato, Andrea Bianco, Antonio De Falco, Filomena De Falco, Vincenzo Di Buono, Igino Foresta, Armando Iorio, Vincenzo Mele, Pietro Puzone, Antonio Scolaro e Pasquale Tortora.
Questo procedimento nasce da un’indagine coordinata dal sostituto procuratore della Dda Napoletana Maria Di Mauro e portata avanti dai carabinieri della stazione di Acerra, all’epoca diretti dal comandante Vincenzo Vacchiano. Ai 23 imputati, tutti di Acerra ed oggi liberi per questo fatto, viene contestata l’associazione (in concorso pure con due minori) in una struttura organizzativa radicata nel territorio di Acerra con suddivisione in due sottogruppi ed interscambio di ruoli allo scopo di commettere una serie di reati di spaccio di droga. Un primo gruppo sarebbe stato dedito allo smercio di crack e cocaina; un secondo, invece, ‘specializzato’ in hashish e marijuana.
Secondo l’inchiesta della Dda i fatti risalgono tra febbraio e luglio del 2014. In dodici, inoltre, sono indagati anche per spaccio ‘semplice’, tra chi viene accusato finanche di sedici cessioni o chi soltanto di una sola. Un corposo fascicolo consistente in centinaia di pagine dalle quali emerge un’attività infoinvestigativa fatta di appostamenti, osservazioni, foto ed intercettazioni. Uno smercio al dettaglio di droga messo su in varie zone della città e spesso itinerante, con alcune consegne a domicilio. Diversi pure gli stratagemmi ideati per eludere il sospetto degli inquirenti, che nel frattempo, però, li tenevano tutti sotto controllo, tra cui quello di nascondere le dosi nei depliant pubblicitari dei centri commerciali.
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