Vincenzo Di Nuzzo
La Lancia Musa del 32enne familiare di Vincenzo Di Nuzzo,alias uocchioruoss, data alle fiamme fuori la sua abitazione a via Fondola.ACERRA – Incendiata l’auto del figlio del pentito Vincenzo Di Nuzzo: si tratta di un raid intimidatorio di natura dolosa, il secondo in due mesi. E’ quanto avvenuto l’altro giorno ad Acerra, nel quartiere residenziale Fondola. E’ caccia ai responsabili: indaga la polizia. I fatti: sono da poco trascorse le 2 della notte tra giovedì e venerdì quando la famiglia di Salvatore Di Nuzzo, il 32enne figlio del collaboratore di giustizia meglio conosciuto come ‘Uocchioruoss, è in casa. A quell’ora dorme insieme alla compagna ed i due figli: ad un tratto, però, accade ciò che da qualche mese a questa parte è diventato una sorta di incubo per i suoi cari.
Un ‘lampo’ scuote la loro notte: si alzano di soprassalto, svegliati dall’acre odore del fumo e da improvvisi bagliori di luce. A provocare quegli strani effetti l’incendio dell’auto del giovane, una Lancia Musa parcheggiata davanti alla palazzina di via Fondola. Lui dà l’allarme, in pochi minuti arrivano i vigili del fuoco del distaccamento di Afragola: domano le fiamme, ma la vettura va completamente distrutta. Viene sporta denuncia presso il commissariato di polizia di Acerra, con gli agenti dell’Investigativa che stanno già svolgendo le indagini del caso. Il padre di Salvatore Di Nuzzo, Vincenzo, si è pentito da cinque mesi: la sua famiglia, però, sembra aver preso le distanze dalla sua decisione.
Un’intimidazione di chiaro stampo camorristico. Ciò che è avvenuto l’altra notte è il secondo raid commesso contro la famiglia Di Nuzzo in poco meno di due mesi: a metà febbraio, infatti, due bombe carta erano state fatte esplodere davanti alla stessa abitazione del figlio del 54enne collaboratore di giustizia. Un episodio di natura dolosa – e dunque di matrice delinquenziale – strettamente legata alla volontà del noto esponente della malavita acerrana di passare dalla parte dello Stato. Della questione se ne occupano gli agenti del locale commissariato di polizia, diretti dal vicequestore Antonio Cristiano e coordinati dal sostituto commissario Alessandro Gallo, che sono intervenuti per primi, insieme ad una squadra dei pompieri, sia dopo il raid di giovedì notte che in quello di febbraio. Per fortuna in entrambe le circostanze non si sono registrati feriti né tanto meno grossi danneggiamenti con le due bombe che aprirono altrettante ‘buche’ per terra.
Torna a farsi sentire, dunque, la mala di Acerra: un nuovo atto intimidatorio, questa volta legato ad una personaggio – ed alla sua famiglia – che ha attraversato quasi tutta la storia della camorra locale e che con le sue dichiarazioni potrebbe aprire nuovi ‘varchi’ nella conoscenza dei fatti e degli avvenimenti inerenti la criminalità organizzata. (redazione cronaca)
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