Omicidi di camorra, in cinque condannati a 114 anni di reclusione

Due sono collaboratori di giustizia e rimediano 12 anni a testa, gli altri tre 30 anni cadauno per quattro delitti nel 2002.ACERRA – Oltre un secolo di carcere per quattro omicidi di camorra compiuti tra aprile ed ottobre del 2002. E’ quanto ha stabilito ieri pomeriggio la 35ma sezione penale del tribunale di Napoli – gup Isabella Iaselli – nei confronti di cinque imputati all’epoca dei fatti organici ai clan Crimaldi, Tortora, Di Fiore, Egizio e Veneruso. Condanne più alte per Pasquale Tortora, 34enne di Acerra, detto ‘o stagnaro, Gaetano De Rosa, alias o’ maravizz, 43enne di Acerra e Umberto Gallo, 51enne di Casalnuovo, detto o’ presidente, che rimediano 30 anni a testa. Il pm Scarfò (in sostituzione del titolare del fascicolo D’Onofrio) aveva chiesto l’ergastolo.

Dodici anni cadauno, invece, per i collaboratori di giustizia Pasquale Di Fiore, 32enne di Acerra e Mariano Lanza, 43enne di Volla. Collegio difensivo composto dagli avvocati Domenico Buonincontro, Sebastiano Fusco e Domenico Paolella. I cinque sono coloro i quali hanno scelto il processo con il rito abbreviato: a luglio dell’anno scorso erano stati destinatari di altrettante misure cautelari a seguito di un’ordinanza scattata nei confronti di otto persone (13 in totale gli indagati), con gli altri imputati che hanno optato per l’ordinario.

Fondamentali per l’indagine le dichiarazioni di numerosi pentiti, tra cui lo stesso Pasquale Di Fiore, Giovanni Messina e soprattutto Antonio Di Buono, o’gnocco, nipote del padrino Cuono Crimaldi. Gaetano De Rosa, uomo dei Crimaldi, allora alleati coi Tortora, è stato condannato per l’omicidio di Carmine Esposito, o’ battlamier, uomo di riferimento del clan De Sena, avvenuto in via Volturno ad Acerra il 24 aprile. Secondo l’accusa avrebbe partecipato a quel delitto con la funzione di ‘recupero’ dei killer: seguì l’azione criminale con la sua auto, li prese per poi andare a pranzo a Pozzuoli. Umberto Gallo, del clan Egizio, invece, ‘paga’ il coinvolgimento nell’agguato in cui perse la vita Domenico De Luca, persona di fiducia dei Tortora. La vittima, conosciuta come Mimilluccio, fu oggetto prima di un tentativo di strangolamento, poi ferita a morte da diversi colpi di pistola e portata nelle campagne al confine con Afragola dove fu adagiata su un cumulo di stracci e bruciata.

Pasquale Tortora e Pasquale Di Fiore, invece, sono stati condannati per l’uccisione di Gennaro Panico, detto o’mpizzat, che avvenne a piazza San Pietro ad Acerra il 17 agosto come risposta all’omicidio De Luca. In quella circostanza la coppia diede supporto logistico ed organizzativo all’agguato. Pasquale Tortora, inoltre, è stato assolto per il tentato omicidio di Giuseppe D’Alessandro, detto Peppe o’ feroce, che a sua volta fu ammazzato a Casalnuovo il 9 ottobre ed il cui cadavere venne chiuso nel bagagliaio di una macchina successivamente data alle fiamme in un terreno a Sant’Anastasia. Per questi fatti è stato condannato Mariano Lanza, un tempo vicino ai Veneruso ed oggi collaboratore di giustizia. (redazione cronaca)

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