ACERRA – Colpo di scena al processo per estorsione: Vincenzo Di Nuzzo, meglio conosciuto come ‘Uocchioruss si alza ed annuncia di voler collaborare con la giustizia. E’ successo ieri mattina nel corso dell’udienza dibattimentale davanti al collegio ‘D’ del tribunale di Nola, in cui sono imputati Di Nuzzo ed altre due persone.
Il 54enne, mentre l’udienza volgeva al termine, ha chiesto di rendere dichiarazioni manifestando la sua volontà di passare dalla parte dello Stato. Ha indirizzato accuse in merito alla vicenda che lo vede alla sbarra, spiegando che dirà tutto quello che sa sulla camorra al pm antimafia Vincenzo D’Onofrio, che era presente in aula. Lo stesso pubblico ministero, ora, dovrà sentire ciò che Di Nuzzo ha da dire in merito a fatti e circostanze della malavita organizzata dell’area acerrana per attestare la sua attendibilità. Di Nuzzo è imputato insieme ad altre due persone per una vicenda per la quale altri tre sono stati condannati in primo grado avendo scelto la strada dell’abbreviato. L’operazione scattò il 30 aprile del 2013. Le ordinanze furono emesse per estorsione aggravata dal metodo mafioso ed eseguite dagli agenti del commissariato di Acerra, coordinati dal sostituto commissario Alessandro Gallo.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale di Napoli, ebbero una svolta grazie alle dichiarazioni accusatorie di alcuni coraggiosi imprenditori, vittime delle estorsioni. L’abitazione di uno di loro, però, subito dopo l’arresto del gruppo malavitoso, fu colpita da una raffica di mitra, chiaro segnale intimidatorio per la denuncia sottoscritta. Probabilmente le parole di Di Nuzzo potranno risultare utili a chiarire anche questo episodio. In quel provvedimento cautelare si ripercorreva in maniera specifica il ‘modus operandi’ seguito dagli autori del reato: le minacce di far chiudere l’attività, il richiamo all’appartenenza del gruppo, la reiterazione dei pagamenti in occasione di Natale, Pasqua e Ferragosto, la militanza in strutture criminali attive sul territorio, le ricorrenti convocazioni delle vittime al cospetto di chi si presentava come il capo del gruppo dei ‘malavitosi’. Tutti aspetti, questi, che Di Nuzzo potrà dettagliare nel corso delle sue dichiarazioni nella nuova veste di pentito. Quel blitz, risalente a fine aprile 2013 era seguente ad un arresto avvenuto venti giorni prima: in quella circostanza la polizia aveva bloccato un 29enne sostituendosi agli operai di una ditta edile presso la quale l’uomo si era recato per chiedere il pizzo ad un imprenditore nel settore dell’edilizia appartenente, però, all’associazione antiracket ‘Pomigliano per la legalità’.
L’importante risultato conseguito consentiva sviluppi decisivi: il 29enne, infatti, faceva parte del gruppo che stava vessando anche un altro commerciante. L’estorsione (mille euro a rata) doveva avvenire a Natale, a Pasqua e a Ferragosto. Singolare il fatto che nel momento in cui Di Nuzzo ha spiegato di voler collaborare, l’aula del tribunale, affollata da numerose persone, si sia improvvisamente svuotata.
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