Categorie: Ambiente e Salute

Il ‘pastrocchio’ Stato-Regione, altro che interdizione agricola servono le bonifiche

ACERRA – Un polverone alzato sulla zona rurale di Acerra, Calabricito, con un allarme che non è suffragato da dati scientifici. A farne le spese è la sana agricoltura. Il 13 maggio scorso il Presidente della terza commissione del Consiglio regionale Antonio Amato ha inviato una lettera al comune di Acerra con la quale chiedeva al Sindaco di Acerra “l’immediata interdizione per la coltivazione delle aree contaminate, già individuate nella stessa relazione Arpac”.

La sollecitazione di Amato aveva alla base la circostanza che “una relazione tecnico descrittiva contenete il piano di caratterizzazione dei suoli di Acerra compiuto nel maggio del 2008 evidenziò, con dati analitici incontrovertibili, che in località Calabricito una lunga sequenza di suoli, individuati con codici che ne stabilivano le esatte coordinate, sottoposti a prelievi ed analisi di laboratorio, presentavano una numerosa serie di sostanze altamente inquinanti, ben oltre i limiti delle leggi in materia” e che tali dati erano stati riconfermati successivamente.

La Relazione tecnico descrittiva dell’Arpac, tuttavia, non evidenziava allora una situazione così disastrosa. Sfogliandola attentamente si capisce che sono riportati dati diversi da quelli annunciati.

In particolare, leggendo a pagina 42 (unica pagina di conclusione sulle 43 pagine dell’intera relazione) di questa relazione si legge che sul territorio di Acerra “sono stai evidenziati superamenti che riguardano solo stagno e rame”. Per lo stagno l’Arpac registrò sforamenti per 224 su 264 campioni, dovuta – secondo l’ente – alla naturale composizione dei suoli dell’area. Per quanto riguarda invece i superamenti relativi allo stagno (56 su 264 campioni), per l’ente regionale di controllo, la distribuzione diffusa sul territorio non consente di stabilire correlazioni con una specifica fonte puntuale di inquinamento”. E questo è il primo dato scientifico.

E poi si passa alla zona di Calabricito, dove per il presidente Amato dovrebbe avvenire immediatamente l’interdizione delle coltivazioni in base a questo studio Arpac del 2008 e alle successive riconferme. Ebbene, nel 2008 l’Arpac dichiarava che “l’inquinamento riscontrato possa essere ascrivibile a fenomeni di inquinamento diffuso dovuti al traffico veicolare e/o emissioni industriali”. Inoltre l’Arpac evidenziava che “su 264 campioni di suolo analizzati il superamento, rispetto alle concentrazioni soglia di riferimento previsti dalla normativa vigente, si è riscontrato in 9 campioni, di cui 7 prelevati in località Calabricito in un’area interessata dalla presenza di una discarica abusiva di rifiuti industriali, più volte incendiati nel corso degli anni, che pertanto al momento sembra essere l’unica area dell’intero territorio comunale seriamente interessata dalla presenza di diossina, sulla quale occorre pertanto attivare necessari interventi di bonifica”.

Dunque, su 264 campioni solo 9 prelevati nel 2008 diedero conferma dell’inquinamento da diossina. A Calabricito vi erano 7 campioni inquinati che tra l’altro riguardano il sito, noto a tutti anche alla magistratura che lo sequestrò pure, dove probabilmente negli anni 90 furono interrati rifiuti tossici. Dunque, nella sua lettera Amato chiede di fermare l’intera agricoltura locale (su un territorio di 54 kmq) per l’inquinamento registrato, invece, solo sull’area già sequestrata e delimitata.

Si tratta, dunque, di un ennesimo polverone mediatico alzato su Calabricito e Acerra che nasconde i veri dati scientifici e che rischia di danneggiare nuovamente l’agricoltura locale, già in ginocchio.

Oltretutto, proprio su un terreno accanto al sito sequestrato di Calabricito, a gennaio 2014 la stessa Arpac e l’Asl effettuarono dei campionamenti su cavoli coltivati, che risultarono sani, per presenza di cadmio e piombo nella norma.

In tutto questo calderone, non si capisce lo Stato e la Regione, da che parte stanno. Se si dovessero confermare i dati del 2008, come chiede lo stesso presidente Amato, non dovremmo assistere all’interdizione dell’agricoltura in una zona di 54 kmq ma, piuttosto, alla bonifica, finalmente, di quell’unico sito noto a tutti. Bonifica che la Regione del presidente Amato tarda ancora a fare.

Admin-2014

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