Categorie: Ambiente e Salute

Ecofoodfertility, modello europeo per valutare impatto ambientale sull’uomo

ACERRA – Da progetto scientifico sperimentale campano, a modello da adottare in Europa nei protocolli internazionali per analizzare l’impatto dell’inquinamento ambientale sulla salute dell’uomo. Fa un salto siderale il progetto Ecofoodfertility, primo programma di ricerca al mondo a studiare il nesso di causalità tra infertilità maschile e inquinamento ambientale: in realtà il primo studio, a forte impatto, messo in campo dalla comunità scientifica campana per dare risposte ai cittadini residenti nell’area della Terra dei Fuochi, in quel triangolo maledetto Acerra-Nola-Giugliano, dove gli sversamenti e i roghi tossici, non lasciano presagire nulla di buono per la salute dell’uomo.

Oggi l’idea, dell’andrologo della Asl di Salerno Luigi Montano, è diventata una candidatura presentata alla Commissione Europea per accedere al finanziamento più alto, quello da 6 milioni di euro, previsto dal primo bando sul tema “Salute-Ambiente”, della nuova programmazione di fondi 2014-2020” . “I social network e il sito web hanno favorito in questi mesi la diffusione e la conoscenza di Ecofoodfertility- spiega Montano. “Enti e università straniere hanno mostrato interesse per la ricerca ed anche enti italiani presenti nelle aree ambientali più critiche ci hanno chiesto l’applicazione del protocollo. Così abbiamo pensato che ci fossero le condizioni per presentare il progetto in Europa”.

Disegnato inizialmente su tre aree della Campania, a basso, medio ed alto impatto ambientale: l’area del Cilento, il basso Beneventano e il triangolo inquinato Acerra-Nola–Giugliano, ora il progetto si allargherà ad altre aree individuate in Europa a maggior rischio ambientale. Si tratta dell’area urbano-industriale spagnola di Terrassa nella Catalogna, dell’area comprensoriale di Atene in Grecia e infine dell’area a più alto rischio di inquinamento di benzoapyrene d’Europa nella regione Moravia-Silesiana della Repubblica Ceca. Ad ogni area europea inquinata corrisponderà, come controllo, un’area dello stesso paese coinvolto a basso impatto ambientale. In totale 8 aree distribuite fra Italia, Spagna, Grecia, Rep. Ceca, ad alto e basso impatto ambientale.

Al progetto lavoreranno 50 ricercatori fra medici, biologi, tossicologi, genetisti, veterinari, ingegneri, informatici, epidemiologi, nutrizionisti dei diversi centri di ricerca e universitari d’Italia e d’Europa. Al centro della ricerca sempre gli spermatozoi: bioindicatori d’eccellenza del danno ambientale e sentinelle speciali dello stato di salute dell’uomo.

Ma come si svolgerà la ricerca? “Nella prima fase sottoporremo 1500 soggetti agli esami del sangue e del seme per individuare eventuali diossine, metalli pesanti e contaminanti vari che indicheranno il grado di tossicità ambientale presente in ogni singolo paese”-continua Montano. “Nella seconda fase, una volta individuate eventuali patologie, si procederà alla parte terapeutica, con diversi approcci dietetico- nutrizionali e disintossicanti”. Ma, anche se la ricerca ha spiccato il volo, non è nelle intenzioni degli organizzatori abbandonare l’origine del progetto, che è quello di “guarire” o meglio aiutare la popolazione dell’area della Terra dei fuochi: “A breve partirà una campagna di sensibilizzazione, comunicazione e ricerca fondi per avviare in tempi brevi il progetto, almeno a livello campano, al di là di quelli che saranno disponibili dall’auspicabile finanziamento europeo”.

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