ACERRA – Comincerà il prossimo 12 giugno, davanti ai giudici della Corte d’Appello di Napoli, il processo di secondo grado a carico degli imputati coinvolti nell’indagine “Ultimo Atto Carosello”, conclusasi il 29 marzo del 2013, dopo oltre 106 udienze dibattimentali, con solo sei sentenze di condanne, rispetto ai 28 imputati.
Per tutti niente camorra nè disastro ambientale. Da quel giorno è passato oltre un anno nel corso ed a più riprese, i fratelli Pellini sono finiti nel mirino dei comitati ambientalisti locali. Intanto, sono stati effettuati alcuni test tecnici su almeno due immobili realizzarti dai Pellini nei primi anni del terzo millennio, che hanno attestato, in modo incontrovertibile, l’assenza di tracce di amianto, cosi come ripetutamente “gridato” dagli ambientalisti, che proprio di recente, hanno fatto scavare su un terreno sospetto un tempo di proprietà del gruppo imprenditoriale, senza riuscire a trovare nulla di interessante, visto che dai carotaggi fatti eseguire dai tecnici dell’ARPA Campania, non è uscito nulla di importante, anzi c’è certezza, che sotto uno strato di terreno di riporto (che secondo i manifestanti sarebbero fanghi provenienti dall’impianto di Porto Marghera) è uscita terra vergine e incontaminata. Restando tra le novità dell’ultimo anno, c’è da dire che il maresciallo dei carabinieri Salvatore Pellini, è rimasto vittima di un atto intimidatorio, sul quale continuano ad indagare gli uomini della polizia di stato del commissariato locale.
Tornando al processo di Appello che partirà il prossimo 12 giugno, si prevede il rinnovo del dibattimento, visto che nel corso di questo ultimo anno, grazie a quanto è stato scritto nelle circa 200 pagine della sentenza, sono state evidenziate diverse incongruenze. In ogni modo, è scontato che saranno necessarie diverse udienze dibattimentali prima che i giudici della Corte d’Assise, emetteranno una nuova sentenza. Di certo comunque la procura generale ha presentato appello anche contro le assoluzioni di primo grado. Di certo che almeno quattro dei sei condannati di primo grado, sembrano intenzionati a rinunciare alla prescrizione, che polemiche a parte è già stata decretata con la sentenza di primo grado. Appello è stato presentato anche contro l’ imprenditore Vincenzo Lubrano Lo Bianco, titolare della Pozzolana Flegrea, che era andato assolto con diverse motivazioni dai pesanti capi d’accusa che avevano portato alla chiusura dei suoi impianti, ubicati tra Giugliano, Bacoli e Pozzuoli. Intanto i Pellini, attraverso i loro legali, sono passati al contrattacco denunciando alla procura nolana diversi inquietanti episodi, che hanno tutti un chiaro sapore ricattatorio. (nino pannella)
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