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Il risanamento ambientale di Contrada Curcio grazie al lavoro del Comune di Acerra

Gli scavi nel terreno per la caratterizzazione arrivano dopo un lungo e difficile iter burocratico nel quale l’ente è riuscito a far valere le proprie ragioni nell’interesse della città.
ACERRA – Risanamento ambientale, grazie all’impegno del Comune al via gli scavi in località Curcio. I carotaggi, nello specifico, riguardano un terreno individuato in passato dal Ministero dell’Ambiente come potenzialmente inquinato e sul quale si potrà fare chiarezza in virtù dell’azione amministrativa portata avanti in questi anni dall’ente di viale della Democrazia.
Nel 2004, a seguito di un’indagine della Sogin, società che faceva parte del Ministero dell’Ambiente, furono individuati alcuni siti potenzialmente inquinati che successivamente divenivano SIN, cioè Siti di Interesse Nazionale. Tra questi, in particolare, località Curcio e località Calabricito. Nel 2009, nell’ambito dell’accordo di programma sui ristori per il termovalorizzatore, venne stabilito che lo Stato prima e la Regione Campania poi avrebbero dovuto occuparsi della bonifica di alcuni siti, tra i quali proprio contrada Curcio e Calabricito. Nel 2017, poi, a seguito delle sollecitazioni del Comune di Acerra, che richiamava l’obbligo della Regione Campania a bonificare quei terreni individuati in base proprio all’accordo di programma, la stessa Regione dichiarò di non poter adempiere agli oneri previsti dall’accordo del 2009 per carenza di fondi, individuando, però, un impegno economico per la caratterizzazione dei terreni Curcio e Calabricito. Per tale impegno la Regione chiese l’avvio del procedimento e l’emissione di un’ordinanza sindacale a carico dei proprietari dei suoli: per Calabricito si è proceduto in danno, mentre per località Curcio stanno procedendo gli stessi proprietari.
Il Comune di Acerra, dal suo canto, ritenendo che la Regione Campania non dovesse limitarsi al solo piano di caratterizzazione ma provvedere a tutta la procedura di risanamento, ha fatto ricorso al Tar – vincendolo (e che ha visto la nomina di un Commissario ad acta individuato dal Prefetto di Napoli in un suo delegato per l’esecuzione della sentenza), nel quale emerge come la Regione debba provvedere all’intera bonifica. Nella sentenza, inoltre, che prevede che la regione debba rispettare in toto l’accordo di programma del 2009, figura anche la rimozione di rifiuti speciali pericolosi e non, illegalmente abbandonati sui siti per i quali, a suo tempo, il commissario bonifiche aveva programmato di intervenire o era intervenuto benché parzialmente; la rimozione integrale delle ‘ecoballe’ e dei rifiuti stoccati, con specifico riguardo al sito di trasferenza in località Pantano e infine gli interventi di bonifica dei siti inquinati ‘Calabricito’ e ‘Curcio’.